Knauff e il capolavoro dell’Eintracht al Camp Nou

L’Eintracht può ripetere la favola del 1980, quando vinse la Coppa Uefa, unico trofeo europeo della sua storia. Era la squadra allenata da Friedel Rausch, offriva un calcio moderno che coniugava la solidità della scuola tedesca alla bellezza della rivoluzione culturale messa in atto dall’Olanda di Michels e Cruijff. Aveva un falso nove come Bernd Hölzenbein, mezzala che spaccava le partite con i suoi inserimenti, con le sue sponde, con i suoi lanci per l’attaccante sudcoreano Cha Bum-Kun. E in difesa aveva un austriaco, Bruno Pezzey, che ragionava da regista ed era la prima fonte di gioco. Superò in finale il Borussia Mönchengladbach di Jupp Heynckes e Lothar Matthäus. L’Eintracht, campione di Germania solo una volta (nel 1959, con Paul Oßwald in panchina), ha vissuto una settimana da vip: la lezione al Barcellona di Xavi, il successo per 3-2 al Camp Nou, la doppietta di Kostic, grande rimpianto di Sarri, che aveva spinto in estate per portarlo alla Lazio

Il 25% di possesso palla

A riaccendere l’entusiasmo è stato un tecnico austriaco, Oliver Glasner, ex Salisburgo e Wolfsburg. L’Eintracht vinto a Barcellona con il 25% di possesso palla, tirando cinque volte in più dei blaugrana: 15 contro 10, 232 passaggi contro 683. Così si è regalato la qualificazione alla semifinale di Europa League, chiamata in passato Coppa Uefa: il 28 aprile sfiderà il West Ham nella gara d’andata a Londra, mentre il Lipsia (che ha eliminato l’Atalanta) affronterà i Rangers Glasgow.

La formula 3-4-2-1

In porta c’è Trapp, tornato nel 2018 in Germania dopo i tredici trofei vinti con il Paris Saint Germain. Difesa a tre: la forza atletica e l’intelligenza tattica di Hinteregger, la rapidità di Touré e la crescita esponenziale del francese N’Dicka, pronto per il salto nella nazionale di Deschamps. Due mediani di sostanza: Rode e Jokic, il lavoro sulla fasce di Knauff e Kostic. I blitz del giapponese Kamada e i colpi vellutati di Lindstrøm, ex Brøndby, considerato in Danimarca un fantasista con le potenzialità di Michael Laudrup. E poi un attaccante colombiano arrivato gratis in estate dal River Plate: Rafael Santos Borré. La formula è quella del 3-4-2-1 e la prima regola è quella muoversi sempre nello spazio di venti metri. 

Il rinforzo di gennaio

Tra le sorprese c’è Ansgar Knauff, vent’anni, nazionale tedesco Under 21, in prestito dal Borussia Dortmund, che ha già deciso di riportarlo a casa al termine di questa stagione. È nato il 10 gennaio del 2002 a Göttingen, ha cominciato a giocare nel piccolo club della sua città, a scoprirlo fu Marcus Schmidt-Lehmkuhl, responsabile del vivaio. Knauff ha rappresentato una delle chiavi della vittoria dell’Eintracht al Camp Nou: perfetto in marcatura e brillante nella fase di spinta. Aveva fatto la differenza anche nella partita d’andata con il Barcellona, terminata 1-1 a Francoforte: suo il gol del vantaggio. È stato preso a gennaio, è un’ala destra che ha imparato a coprire tutta la fascia, sacrificandosi in copertura. Ottimi i giudizi ricevuti anche dai giornali spagnoli. Maglia numero 36, otto presenze e un gol in Bundesliga, quattro gare e una rete in Europa League. Il Borussia Dortmund lo ha preso nel 2016 dall’Hannover. Mamma tedesca e papà ghanese, quattro gare e un gol nella Germania Under 21, guidata da Antonio Di Salvo, che ha origini siciliane ed è nato a Paderborn. È cresciuto solo con la madre. È alto un metro e 80, ha un contratto fino al 2023. Il ct Hansi Flick lo convocherà presto in nazionale. 

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