Kim, tutte le curiosità sull'erede di Koulibaly al Napoli

E’ nato a Tongyeong, città di mare, il porto più bello della Corea del Sud. Il golfo di Napoli non sarà solo una magnifica attrazione per Kim, lo aiuterà a sentirsi subito a casa. E’ il terzo sudcoreano a varcare la soglia della serie A: lo hanno preceduto Ahn Jung-hwan (ex Perugia), che eliminò con il suo golden gol l’Italia di Trapattoni dal Mondiale del 2002 e Lee Seung-woo, preso al Verona nel 2017. E’ costato venti milioni di euro, ha firmato un contratto fino al 2027. Ha una missione complicata: sostituire Kalidou Koulibaly. Difensore centrale, un metro 90, muscoli e forza atletica, 86 chili. Forte sull’anticipo, bravo di testa. Regista arretrato: visione di gioco, lancio, eleganza in fase di costruzione. Ha scelto la maglia numero 3. Il suo soprannome? “The Monster”, proprio per il suo fisico alla Hulk. Nell’accordo firmato con De Laurentiis è stata inserita una clausola rescissoria da 50 milioni, valida solo per l’estero a partire dal 2023.

LA STORIA – Ha cominciato a innamorarsi del calcio alla Gaya Elementary School di Haman. Studente modello, pagelle con voti brillanti anche alla Yeoncho Middle School e alla Suwon Technical High School. Libri e pallone, come era capitato a Park Ji-sung, classe 1981, scoperto dal Psv Eindhoven e diventato protagonista in seguito nel Manchester United di Alex Ferguson con 134 partite e 19 gol tra il 2005 e il 2019, quattro campionati inglesi, una Champions e un Mondiale per club vinti con i Red Devils. Dopo Son, attaccante del Tottenham, uno degli intoccabili di Conte, è il giocatore sudcoreano più quotato all’estero. 

LA FONDAZIONE – E’ impegnato nel sociale. All’inizio del 2021 è stato nominato ambasciatore della Purme Foundation, che si occupa della riabilitazione di bambini con disabilità. Il primo pregio Kim Min-jae? Convivere con le responsabilità, senza avvertirne il peso. Dal liceo alla Yonsei University, prima di dare un’impronta alla sua carriera da calciatore professionista. Una famiglia di sportivi, quella di Kim, 25 anni, nato il 15 novembre del 1996: il padre è un ex judoka, la madre si è distinta nella ginnastica, il fratello maggiore Kyung-mi giocava in porta con la Myongjii University e suo zio è un allenatore di calcio. Napoli rappresenta la sua grande occasione, il passaggio a livello che può consacrarlo.

LA LAZIO E IL TOTTENHAM – Una carriera che ha cominciato a prendere forma nel Gyeongju e nel Jeonbuk Hyundai, due club coreani. Ha perso la vetrina del Mondiale del 2018 a causa di un infortunio al perone. Nel 2019 il trasferimento in Cina, al Bejing Guoan (39 partite). In quel periodo era stato seguito con attenzione dalla Lazio: il direttore sportivo Igli Tare aveva pensato di portarlo a Roma. Kim era stato studiato da Simone Inzaghi attraverso una serie di video. A cercarlo era stato anche il Tottenham, pronto a offrire quindici milioni di sterline. Affare saltato per problemi burocratici legati al permesso di soggiorno. In Cina ha lavorato con due tecnici europei: il francese Bruno Genesio, ora all’Olympique Lione, e il tedesco Roger Schmidt, che ora guida il Benfica. Nell’estate del 2021 ha lasciato il Bejing Guoan e si è legato al Fenerbahçe: 39 partite e un gol tra coppe e campionato. Ha cominciato la stagione con l’allenatore portoghese Vitor Pereira (adesso al Corinthians) e l’ha chiusa con il turco Ismail Kartal. Ora il Napoli, Spalletti e il fascino della Champions, dopo 175 partite e 4 gol. “The best is yet to come”, il bello deve ancora arrivare.

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