Kessie, soldato dell’Atalanta “Ma al prossimo rigore…”

I ragazzi, più o meno consciamente, imitano i gesti dei genitori. Il saluto del soldato, l’esultanza di Franck Kessie, nasce così. Soprattutto, comincia a vedersi con frequenza: ha segnato 4 gol per l’Atalanta in tre giornate, domenica uno su rigore al Torino. Ma non avrebbe dovuto tirarlo lui.

Che è successo?

“La palla era vicina al Papu, quindi sono andato lì. Io: ‘La prendo’. Lui: ‘Te la senti?’. Io: ‘Sì’. Poi è arrivato Paloschi e gli ho detto ‘lascia, lascia’”.
Gasperini intanto urlava…
“L’ho sentito ma ho girato la testa. Ho fatto finta di niente, altrimenti avrei dovuto far tirare Paloschi. Poi io in nazionale ho sempre tirato i rigori: finora sono 6 su 6, l’ultimo l’ho sbagliato in campionato in Costa d’Avorio. Ora non li calcerò più, però voglio arrivare almeno a 8 gol”.
Kessie trasforma il rigore decisivo nella sfida al Torino. Ansa

Kessie trasforma il rigore decisivo nella sfida al Torino. Ansa

Quell’esultanza da soldato che significa?
“Papà era un calciatore, giocava davanti alla difesa nella Serie A della Costa d’Avorio. Poi è diventato un militare, non è andato in guerra però è morto di malattia quando io avevo 11 anni. Per questo faccio il gesto del militare: è per lui”.
È vero che Kessie era quasi della Juve?

“Mi voleva nel 2013, non avevo ancora 18 anni: da piccolo però guardavo il Milan. Che giocatore Shevchenko”
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dal nostro inviato Luca Bianchin 

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