Kessie e non solo: la nouvelle vague sta cambiando pelle al Milan

L’ivoriano ormai è un leader della squadra di Pioli, ma anche Saelemaekers e Leao crescono con Pioli

L’elenco è sufficientemente lungo da poterlo srotolare come una pergamena. Un nome dopo l’altro. Quelli che Pioli ha rimesso in pista. Quelli che sono tornati ad avere fiducia in se stessi. Quelli che sono riusciti a trovare una nuova dimensione tattica. Quelli che hanno visto schizzare in alto il valore del proprio cartellino. Perché in questa storia per il momento godono tutti: allenatore, giocatori e club. Quando un allenatore riesce a trovare l’alchimia giusta, la rosa ovviamente ne beneficia. E partecipare a una coppa europea, che permette abbondanti rotazioni fra titolari e riservisti, aiuta. Di certo non è il fragoroso stop con il Lilla o il mezzo passo falso con il Verona a rimodulare il coefficiente di crescita dei calciatori rossoneri. Le quotazioni da mesi si confermano costantemente in rialzo e alcuni esempi sono davvero clamorosi.

INSERIMENTI

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Fra i più mirabili c’è senz’altro Kessie. Molto semplicemente: un giocatore nuovo. Cambiamento complesso, quello dal vecchio Franck al nuovo, come racconta spesso lui in intervista: con Pioli all’inizio l’intesa scarseggiava, poi Kessie ha capito che cosa gli chiedeva l’allenatore e l’allenatore magari ha capito la forma migliore per chiedergli le cose. Adesso l’ivoriano è un punto fermo. Ma non tanto in termini di minutaggio, questo è così da sempre. Bensì in termini tattici. Franck ha imparato a fare il regista aggiunto, a pensare prima di agire. E l’autogol propiziato col Verona conferma comunque le sue capacità di inserimento, che Pioli gli ha insegnato a utilizzare con criteri diversi rispetto al passato. A Kessie peraltro vanno fatti i complimenti in zona gol: dalla stagione del suo arrivo (2017-18) nessun rossonero ha segnato più di lui in campionato: 18, come Ibra e Calhanoglu. Magari in attesa che Zlatan gli lasci sul serio i rigori, e non soltanto il prossimo…

CONTINUITA’

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Scorrendo l’elenco dei rossoneri cresciuti più visibilmente, spicca Saelemaekers. Quando era arrivato, pareva soltanto uno scioglilingua. Primi passi da terzino destro, pochi minuti al tramonto delle partite. Poi è stato riscattato, si è accorta di lui anche la nazionale belga e quando Pioli ha iniziato a piazzarlo largo sulla trequarti (molto meglio a destra rispetto a sinistra), Alexis si è preso il posto e non l’ha più lasciato. Ora occorrerà però verificare le condizioni in cui sta rientrando a Milanello dalla nazionale, lasciata per via di un’infiammazione al pube. E, restando a destra, che dire di Calabria. Seconda giovinezza non è un termine corretto, perché Davide ha solo 23 anni, ma appare un altro ragazzo rispetto alla scorsa stagione. Con buona pace di Dalot e soprattutto di Conti, a cui viene lasciato soltanto il turnover. Restando in difesa, un altro rivalutato è senza dubbio Kjaer. Passato in pochi mesi dalla panchina del Gewiss Stadium di Bergamo a una maglia da titolare davanti a Donnarumma. In mezzo all’infinita tempesta che ha spazzato via la parte centrale della difesa rossonera tra infortuni e Covid, il nazionale danese è stato l’unico in grado di garantire non solo continuità, ma anche qualità. E cenni finalmente confortanti stanno arrivando anche da Leao in attacco. I numeri rispetto a un anno fa sono molto diversi (al momento siamo a tre gol e altrettanti assist in nove presenze fra campionato e coppa) e il portoghese sta cercando quella continuità che gli permetterebbe di fare davvero il salto di qualità. Per Pioli Rafa resta la scommessa più intrigante.

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