Juventus-Napoli: cosa sbaglia De Luca sul protocollo e su Ronaldo

TORINO – L’attacco di Vincenzo De Luca alla Juventus e, in particolare, al presidente Andrea Agnelli è una mossa politica. E una mossa di sicuro impatto, visto che in un colpo solo mette dentro la Juventus, Agnelli, Ronaldo come nemmeno il più bravo titolista di siti Internet riuscirebbe a fare per compiacere i motori di ricerca. La questione della partita Juventus-Napoli, che domenica sera non si è disputata per la forzata assenza del Napoli, è un argomento di grande discussione e sicuramente al centro dell’attenzione mediatica, nel quale De Luca è entrato con una posizione molto forte. Al netto delle opinioni personali, vale però ricordare che la Juventus e il suo presidente si sono presentati allo stadio nel rispetto delle regole della Lega Serie A, che non aveva rinviato la gara. Non era infatti nel potere né di Agnelli, né di De Laurentiis di disporre il rinvio della partita senza il beneplacito della Lega, che non l’aveva concesso non essendocene i presupposti regolamentari. E la Juventus non ha chiesto il 3-0 a tavolino, ma si è limitata a rispettare le regole previste dal campionato.

Infatti la vicenda, in questo momento, è in mano al giudice sportivo, Gerardo Mastrandrea, che dovrà sentenziare in primo grado, assegnando il 3-0 oppure disponendo il rinvio della gara, come vorrebbe il Napoli. La Juventus non è parte in causa e, peraltro, ha fatto sapere in via informale che accetterà la sentenza del giudice, qualunque essa sia. Insomma, la partita in corso non è fra la Juventus e il Napoli, ma tra la Lega Serie A (con Figc al fianco) e il Napoli, con il giudice ad arbitrare.

Da notare, inoltre, che De Luca menziona il protocollo come «un accordo fra privati che non conta niente», commettendo un errore tecnico, perché il protocollo è un documento ufficiale, frutto di un parere del Comitato Tecnico Scientifico e accolto dalla circolare 21463 del Ministero della Salute. Quindi, anche se tecnicamente non fonte di diritto (le circolari non lo sono), resta un documento che arriva direttamente dal Governo (se ne fa espressa menzione nel DPCM del 7 agosto 2020, Art. 1 comma 6 lett. f.) e che è stato accolto e condiviso da tutti i club.

E’ vero che la Asl2 di Napoli può imporre l’isolamento ai giocatori del Napoli, ma è altrettanto vero che in presenza della famosa “bolla“, i giocatori professionisti possono disputare le partite di campionato in una condizione che il Comitato Tecnico Scientifico – non la Figc o la Juventus – ha valutato essere “di sicurezza“. D’altronde lo stesso protocollo aveva garantito a due squadre della stessa regione Campania di giocare. Per esempio era stato consentito alla Salernitana di viaggiare, sabato, verso Verona per giocare contro il Chievo, nonostante ci fosse stato un caso di Covid nella squadra durante la settimana. E lo stesso protocollo aveva consentito alla Primavera del Napoli, che si allena a Castelvolturno come la prima squadra del Napoli, di viaggiare, sabato, a Lecce per disputare la partita di campionato.

Infatti, il rischio di «contagiare Ronaldo», riprendendo una delle battute del colorito intervento di De Luca, non ci sarebbe stato. A oggi, cinque giorni dopo la partita fantasma e sette giorni dopo la prima positività nel Napoli, gli unici positivi della squadra rimangono Zielinski ed Elmas, che – stando al protocollo – non avrebbero partecipato alla trasferta. Non solo, il «rischio di contagiare Ronaldo» è esattamente il rischio che il mondo del calcio si è preso collettivamente per non fermare i campionati. E fino a Juventus-Napoli tutti avevano rispettato quella regola (il Milan, il Genoa, il Torino e l’Atalanta).

Fermo restando che la salute pubblica deve essere l’unica priorità, la prosecuzione delle attività economiche è un nodo fondamentale della convivenza con il virus. Nel caso del calcio, il mancato completamento di questo campionato potrebbe costare il default, con fallimento di club in tutte le serie e perdita di molti posti di lavoro (tuttavia non certo quelli di Ronaldo o Koulibaly). E’ per questo, infatti, che c’è una diffusa accettazione dei protocolli. Altrimenti molti settori produttivi sia industriali che commerciali, in questo momento, non avrebbero avuto l’opportunità di riaprire e proseguire l’attività in presenza della pandemia.

C’è, infine, chi ricorda la forte sponsorizzazione di De Luca da parte di Aurelio De Laurentiis a nome del Napoli Calcio, quando in un momento di silenzio elettorale, il presidente azzurro twittò: «Cari Campani, il Napoli sostiene la candidatura di De Luca per il secondo quinquennio di presidenza della Campania. Oggi è l’unico politico che può risollevare le sorti della Regione a livello nazionale e internazionale. Non abbiate dubbi. E’ lui l’uomo migliore del momento». E’ per questo che qualcuno interpreta l’effervescente presa di posizione di De Luca contro la Juventus e a favore del Napoli come un ringraziamento per quel tweet elettorale, ma sono solo sospetti, la certezza rimane che se si vuole finire il campionato, il rispetto del protocollo è l’unica strada.

Juventus Agnelli deluca napoli Covid protocollo

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