Juventus, Dusan Vlahovic fissa gli obiettivi: “Scudetto e trenta gol”. Poi svela: “Appena arrivato Cuadrado mi rubò il telefono e…”

L’attaccante della Juventus Dusan Vlahovic, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, fissa gli obiettivi personali e di squadra:

“Gli obiettivi di squadra vengono prima di quelli personali, è più importante che la Juve vinca, ma se faccio 30 gol e diventiamo campioni d’Italia per me va benissimo così”.

Il bomber ex Fiorentina è attualmente in tournée statunitense col resto del gruppo bianconero: tra amichevoli di lusso (questa notte il 2-2 col Barcellona, domenica col Real Madrid) Dusan non si annoia:

“Con il mister giochiamo sempre, c’è una bella atmosfera. Lo facevamo anche l’anno scorso. Io lo sfido volentieri perché tanto vinco sempre io”.

Già da piccolo l’attaccante racconta che rimase impressionato dalla Juventus:

“Da piccolo in Serbia si seguiva tanto il calcio italiano, negli anni d’oro della Serie A. Si parlava della Juve, perché vinceva sempre e nello sport ci si ricorda solo di chi vince. Questa cosa mi è rimasta dentro. Ero un bambino quando rimasi impressionato dalla Juve di Ibrahimovic, Trezeguet e Cannavaro. Sono cresciuto con l’obiettivo di diventare un vincente e farò di tutto per entrare nella storia della Juve. Sarebbe un grande onore visti i giocatori che ci sono riusciti qui. Per questo ho iniziato a giocare: voglio spingermi oltre i miei limiti”.

I nuovi arrivi

Dal mercato non sono arrivati sollo rinforzi, ma anche nuovi uomini spogliatoio: “A Pogba piace dare i soprannomi e a me va bene se a lui piace. Io lo conoscevo solo dalla tv, ha avuto un grande impatto sulla squadra, è un campione del mondo che ha già vinto tanto negli anni alla Juve, oltre all’Europa League con il Manchester United. È bello averlo con noi. Di Maria? Quando ho saputo che sarebbe arrivato ho subito pensato a quanti gol e assist possiamo fare insieme, perché anche io voglio far segnare lui. Angel gioca da tanto tempo ad altissimo livello, è uno degli esterni più forti degli ultimi 20 anni e ha fatto benissimo dovunque è andato. Fino a poco tempo fa questi campioni li vedevo in tv, giocare con loro era il mio obiettivo quando ero bambino. Con Di Maria ci dobbiamo conoscere e capire un po’, ma sono sicuro che per lui non sarà difficile. Ha giocato con grandissimi attaccanti, sono io che devo chiedergli come mi devo muovere per farmi trovare”.

E su Bremer: “È un grandissimo piacere averlo alla Juve, è il più forte difensore della A. Dopo una stagione in cui non abbiamo vinto niente il nostro dovere è avere l’obiettivo di vincere tutto”.

I paragoni

Lewandowski ha fatto una valanga di gol, non mi piace paragonarmi a nessuno. Io sono solo all’inizio, posso solo lavorare nella speranza di poterli raggiungere. Il mio obiettivo è fare sempre più gol. Haaland? Le differenze tra noi e i vecchi attaccanti ci sono, ma i giudizi li lascio agli altri”.

In attesa dell’esordio di campionato tra tre settimane, Vlahovic dà un giudizio sulla mezza stagione già disputata in bianconero: “Avevo sicuramente bisogno di un po’ tempo per ambientarmi, però potevo fare meglio. Non sono soddisfatto perché abbiamo perso una finale (Coppa Italia, ndr). Ci siamo qualificati per la Champions ma potevo e potevamo fare di più, per questo lavoriamo duro per la prossima stagione. Io sono giovane e posso migliorare in tutto. A 35 anni si può crescere, figuriamoci a 22”.

Vlahovic racconta poi le sue giornate: “Sono un ragazzo semplice, dopo l’allenamento mi piace dormire un’oretta a casa, poi guardo le partite e dormo. Tutti i giorni sono uguali. I miei genitori e mia sorella vengono ogni mese, guardano una due partite poi vanno via. So che mi basta una chiamata e loro arrivano di corsa, anche se non lo faccio mai. Dopo 5 anni sono abituato a stare da solo, non sono uno che mostra le emozioni, ma loro mi conoscono, capiscono quando è il momento e arrivano”. E sempre a proposito di momenti di svago, il serbo racconta un siparietto con Juan Cuadrado: “In questo ritiro è insolitamente calmo. Appena arrivato mi rubò il telefono a pranzo e me lo fece ritrovare un sacco di ore dopo. Non dissi nulla, ma tre mesi dopo mi vendicai con lo stesso scherzo: tenni il suo telefono per tutto il giorno. Non ci ha più riprovato”.

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