Juve, Vlahovic e Witsel le scelte per gennaio. Kulusevski cedibile

I bianconeri alla ricerca di due giocatori: piace anche Zakaria, più difficile Tchouaméni. Pure McKennie e Ramsey nella lista dei partenti. Agnelli parla agli azionisti: “Ritorniamo a un percorso di credibilità”

dal nostro inviato Luca Bianchin

30 ottobre – TORINO

“Credibilità” non è una parola da campagna pubblicitaria. Non attira, non colpisce, ha il fascino serio dei valori di una volta. Andrea Agnelli durante l’assemblea degli azionisti del club la sceglie per inquadrare il nuovo corso della Juve ed è subito chiara la discontinuità, la fine – repentina ma definitiva – dell’era Cristiano Ronaldo, con tutto quello che ha portato con sé: l’inseguimento concitato alla Champions, le spese di Paratici, l’intenzione di inseguire le grandi d’Europa sul piano del fatturato.

Le parole del presidente sono chiare: “Ricorderete l’assemblea 2019, in cui io vi parlavo di ‘think big’, pensare in grande. Ora bisogna fare un ritorno a un nuovo percorso di credibilità”.

QUATTRO PAROLE

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I valori della nuova era sono quelli della vecchia Juve: “Lavoro, abnegazione, sacrificio, disciplina”. Oppure, ispirandosi a una frase di Oriana fallaci, “amare la Juve, lottare per la Juve, soffrire per la Juve, vincere per la Juve” perché, Agnelli dixit, “la Juve viene prima di qualunque persona”. Ronaldo così viene ringraziato – “È stato un onore e un piacere avere il più grande al mondo” – ma è evidentemente il passato. Da quel 10 luglio 2018 è cambiato il mondo. Agnelli lo dice chiaro: “Dovremo focalizzarci non sulla ricerca del fatturato ma del profitto”. L’estate 2021 ha spiegato in anticipo che cosa significhi per il mercato calciatori: spese più attente, acquisti più giovani, contratti meno pesanti.

ZERO PARAMETRI

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Agnelli, il vice presidente Pavel Nedved e Maurizio Arrivabene, nominato oggi a.d., partono da qui e arrivano a parlare dei grandi temi dell’attualità. Il rinnovo di Dybala, definito “a buonissimo punto” da Nedved (ma non ancora concluso). Le indagini sulle plusvalenze: “Siamo rispettosi delle indagini in corso della Consob – dice Agnelli -. Massima collaborazione con le autorità e massima serenità”. La corsa ai parametri zero, punto di forza per anni della Juve ma additata da Agnelli come nemica di una sana gestione del club. Addirittura la Nations League, competizione Uefa sorprendentemente elogiata dal presidente: “È straordinaria. Ha posizionato le nazionali in contesti omogenei: Gibilterra-San Marino e Germania-Francia sono gare dal risultato incerto. Auspicare un modello analogo per i club sarebbe il minimo”. E qui il richiamo alla politica internazionale è evidente. Agnelli vuole capire quale sarà il sistema delle competizioni europee – si tratti di Champions League, SuperChampions o SuperLega –, resta un alfiere del cambiamento e auspica un dialogo tra club e Uefa per arrivare a una soluzione sostenibile.

DUE OBIETTIVI

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I prossimi passi della Juve dovranno tener conto di questa sostenibilità. Agnelli definisce il Covid “la tempesta perfetta” e ammette che questo “è un momento difficile, anche se non come il 2010”. E allora, con il mercato di gennaio all’orizzonte, ha senso chiedersi che cosa farà la Juventus. A una domanda in cui si nomina Vlahovic, Arrivabene spiega: “Sono state fatte scelte oculate e così sarà in futuro. Una crescita sostenibile significa anche una riduzione – o meglio, un’efficienza – dei costi. Senza dimenticare che tutto funziona se si vince”. E Pavel Nedved: “La rosa per noi è sufficiente, molto buona. Interventi a gennaio? Li valuteremo”. Qualcosa su questi interventi si può già dire. I giocatori che la Juve cerca sono due. Un centrocampista centrale con caratteristiche chiare: personalità, equilibrio, attenzione. Un tipo alla Busquets. E una punta.

TRE CEDIBILI

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Può essere Vlahovic quel numero 9? Il contatto con Dusan c’è stato e la Fiorentina, ora più che in passato, sa che una cessione può essere necessaria. La concorrenza certo è di prima fascia – quanti centravanti di 21 anni di quel livello conoscete? –, ma la Juve, anche se non favorita, ci proverà. In mezzo al campo, invece, piaceva e in parte piace ancora Axel Witsel, che porta pregi e difetti. Difetti: ha 32 anni e non è il giocatore di qualche stagione fa. Pregi: la qualità non si discute e il suo contratto scade a giugno, come quello di Zakaria, svizzero del Gladbach che la Juve ha visto e seguito. Logico sarebbe più semplice arrivare a loro che a un giocatore come Tchouaméni, gradito ma seguito da tutta l’Europa nobile. Anche per questo, le cessioni sono un fattore e, tra i giocatori che non hanno convinto Allegri, è il caso di fare attenzione a McKennie, Ramsey e Kulusevski. Wes lascia dubbi, può avere mercato a buone cifre e darebbe per questo una mano ai conti. Come Ramsey, che ha un contratto molto pesante, oltre gli 8 milioni. Diverso il discorso di Kulusevski. Dejan è nel progetto della Juve ma il suo addio, in caso di offerta, potrebbe diventare un male necessario. Quando soffia la tempesta perfetta, una tettoia sotto cui ripararsi fa sempre comodo.

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