Juve, tutti i segreti del nuovo Vlahovic

INVIATO A VERONA – Ha concluso l’ultima stagione con il lampo in finale di Coppa Italia, ma anche con una sola rete negli ultimi due mesi e mezzo di campionato. Oggi Dusan Vlahovic è un altro giocatore. “Con Motta ho parlato tanto e da subito. Mi ha detto che in campo mi vedeva troppo nervoso, che dovevo gestire meglio i momenti negativi delle partite senza arrabbiarmi per cose stupide”. Anziché chiedergli i gol – quelli un centravanti deve averli nel Dna, mica si possono ordinare a comando – Thiago ha lavorato sulla testa del suo finalizzatore, andando alla radice dei malesseri che spesso ne avevano limitato il rendimento.

Gioca da leader

Ed ecco che a Verona questo lavoro ha mostrato i suoi frutti: due gol segnati (uno scattando tra le linee, l’altro su rigore), un terzo sfiorato dopo essersi fiondato come un rapace sul pallone colpito di testa da Savona, il tutto condito da una prestazione “da leader” come l’ha definito il suo allenatore, sempre in costante movimento e con lo sguardo rivolto verso la porta avversaria. Il 4-2-3-1 sta esaltando le caratteristiche di Dusan, sempre meno isolato nella morsa dei difensori avversari. La vicinanza di Yildiz, trequartista ispiratissimo alle sue spalle, è sicuramente balsamica, come del resto gli sprint di Mbanbula e dei terzini che producono cross in quantità industriali. E chissà cosa potrà accadere con Nico Gonzalez, Francisco Concecao, magari pure Sancho e Koopmeiners: Vlahovic, uscito con le ossa rotte da un Europeo deludente, catalizzerà assist a volontà e l’obiettivo di raggiungere almeno 20 gol in campionato (non li segna dal 2020-21 a Firenze) può diventare davvero una missione possibile. Parliamo comunque del calciatore capace di segnare 18 marcature multiple nelle ultime 6 stagioni, davanti alle 17 di Lautaro e alle 16 di Ciro Immobile.

Il contratto e le responsabilità

“Se io segno o no cambia poco, l’importante è che la squadra vinca – ha detto ieri, con lo sguardo feroce di chi ha imparato a mettere anche da parte sé stesso per un bene collettivo più grande – Con il Como sono sfortunato, ora è andata molto meglio, io sono sempre stato e sarò sempre disponibile per fare tutto quello che mi si chiede”. Sarà il peso di uno stipendio che è cresciuto a 12 milioni netti – e che la Juve continua a voler rinnovare per abbassare, considerandolo insostenibile per il nuovo tetto degli ingaggi – il sentirsi una chioccia per gli altri giovani, o magari il feeling scattato subito con Motta – anche se lui non ha dimenticato “tutto quello che abbiamo fatto con Allegri” – ma nei primi 180 minuti del campionato Dusan è nuovamente atterrato sul pianeta Juve. Con l’anima e i sentimenti dei giorni migliori.


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