Juve-Toro, Cuadrado cerca l'ultimo scherzo nel derby

Derby in vista, emozioni al Cuadrado. Non c’è dubbio, chi ha vissuto almeno parte dell’incredibile, storica, memorabile epopea della Juventus che negli ultimi anni è riuscita a conquistare la bellezza di nove Scudetti consecutivi, di sicuro avrà una sorta di riflesso incondizionato nell’accostare il nome del forte calciatore colombiano alle gesta contro il Torino. Sì perché il derby è una di quelle partite che tendenzialmente lasciano un segno indelebile nelle menti e Cuadrado è stato un giocatore che ha lasciato dei segni indelebili nel derby.

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Juve-Toro dell’ottobre 2015: la scivolata al 93′

Incontenibile, per i tifosi, è l’emozione suscitata nella stracittadina del 31 ottobre 2015 terminata 2-1 con gol di Cuadrado al 93’ in scivolata su cross basso di Alex Sandro (dopo che Bovo aveva risposto a Pogba). Un colpo di c… oda. Il colombiano, al suo primo sigillo juventino, aveva insaccato quando parte dei tifosi iniziava già ad abbandonare lo stadio. Quella vittoria del derby ha poi di fatto fatto partire una serie incredibile di successi che sono valsi la conquista dello Scudetto in rimonta. La famosa cavalcata del 2015-16: dalla sconfitta in casa del Sassuolo che aveva portato a -11 punti dalla vetta al trionfo finale passando per 15 successi consecutivi. Ironia della sorte anche quest’anno la rinascita bianconera era coincisa con una vittoria nel derby dopo il pessimo avvio di stagione, anche se le disavventure esterne hanno contribuito a ridimensionare la portata degli obiettivi ora a disposizione.

Il 4-1 del luglio 2020 e l’ultimo derby

Come se non bastasse, Cuadrado – che pure non è un bomber – ha castigato i granata anche il 4 luglio 2020, prendendo parte al 4-1 bianconero assieme a Dybala e Ronaldo (anche un autogol di Djidji). Martedì Cuadrado questo derby lo giocherà. Sarà l’ultimo della sua carriera. A prescindere dal fatto che ancora una volta riuscirà o meno a deciderlo, è certo che lo vivrà con grande emozione. Del resto il derby rappresenta una delle partite simbolo di juventinità e Juan – a dispetto di quello che si possa pensare, visto che stiamo parlando di un giocatore straniero e che in Italia aveva giocato a lungo nella Fiorentina – ha dimostrato di poter incarnare nel profondo lo spirito bianconero. Ha voluto fortissimamente la Juventus, nonostante al momento di sceglierla si ritrovasse al Chelsea allenato proprio da quell’Antonio Conte che a Torino aveva provato a portarlo più volte.

I suoi anni alla Juventus

Dai e ridai, aveva convinto la proprietà a cederlo in prestito alla squadra di Allegri. Di lì a poco, dovendo tornare alla base, ha di nuovo insistito (accettando una riduzione di ingaggio) pur di tornare alla Juve. Ha stupito non solo per le qualità ma anche per la sua disponibilità. Partito come esterno offensivo, si è esaltato in un super tridente con anche Dybala e Mandzukic alle spalle di Higuain. Ma poi alla bisogna ha arretrato il raggio d’azione come terzino giocando a tutta fascia nel 3-5-2 oppure in una difesa a quattro. Pur conservando lo status di uomo in grado di spaccare la partita, con la sua imprevedibilità. Resterà inoltre nella mente dei tifosi per le sue celebrazioni post Scudetto o Coppe. Armato di bomboletta spray, ha sempre concluso le premiazioni irrorando la testa dell’allenatore di turno (Allegri, Sarri, Pirlo). Era certo che con il ritorno di Max avrebbe avuto modo di sfogarsi ancora. Le cose sono andate meno bene del previsto, ma la speranza – visto che questo sarà l’ultimo anno di Cuadrado alla Juventus – è che qualche soddisfazione possa ancora togliersela.

Pessotto: "Il derby fondamentale per la stagione".

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