Juve, Sporting e nostalgia di Ronaldo: tutto l’attacco Juve segna meno di lui

Il confronto tra i numeri di Cristiano in bianconero e quelli del reparto offensivo attuale sono impietosi

Dici Sporting e pensi a Cristiano Ronaldo. Sarà così anche per la Juventus che domani sera si giocherà il biglietto per le semifinali di Europa League in quel Josè Alvalade in cui è iniziata la leggenda del cinque volte Pallone d’oro. Tanto che da qualche anno si ragiona sulla possibilità di intitolare lo stadio biancoverde a CR7 dopo che il centro sportivo dei “leones” è già stato ribattezzato “Academia Cristiano Ronaldo-Sporting”. In quella parte di Lisbona è impossibile non imbattersi nel mito e nel fantasma dell’asso portoghese. Lo Sporting ha dato il via al sogno del piccolo Cristiano: da bambino di talento arrivato dall’isola di Madeira a gioiellino della prima squadra, poi ceduto al Manchester United.

La Juve, di fatto, ha rappresentato l’ultima grande sfida europea di Ronaldo dopo l’epopea con il Real Madrid e prima del ritorno a Old Trafford e dell’attuale esperienza in Arabia Saudita con l’Al-Nassr. Tre stagioni con la Signora e ogni tipo di trofeo italiano. Dagli scudetti (2) alle supercoppe (2) fino alla Coppa Italia e alla classifica dei marcatori. È mancata la Champions, dopo le 5 vinte tra Manchester United (1) e Real Madrid (4). Ma di certo non i gol, quelli che invece farebbero molto più che comodo anche alla Juventus attuale. In bianconero Cristiano ha segnato 101 reti in 134 presenze. Trentasei nell’ultima annata, quella che ha preceduto l’addio negli ultimi giorni dell’agosto 2021. Una montagna di gol, soprattutto se si pensa al momento di difficoltà sotto porta che stanno vivendo i suoi eredi juventini. A partire da Dusan Vlahovic, che con la Juve non esulta da Friburgo (gol sul rigore, 16 marzo) e su azione non la butta dentro da febbraio. L’ultimo Ronaldo bianconero aveva 36 anni e in una stagione ha timbrato più di tutti gli attaccanti con cui Allegri domani sera proverà a portare a termine la missione europea dopo l’1-0 dell’Allianz Stadium firmato da Gatti. Già, perché vista l’assenza dell’infortunato Kean, all’Alvalade il tecnico livornese si presenterà con Vlahovic (11 gol tra campionato e Coppe), Milik (8), Di Maria (8) e Chiesa (2).

Il post Ronaldo

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Dall’addio di CR7 alla Continassa hanno ingaggiato tre centravanti: prima Kean (estate 2021, dall’Everton per più di 30 milioni tra prestito e riscatto), poi Vlahovic (gennaio 2022, dalla Fiorentina per 70 milioni più bonus) e infine Milik, arrivato la scorsa estate in prestito dal Marsiglia (0,8 milioni) con diritto di riscatto fissato a 7 milioni più bonus. I tre, almeno per il momento – e ci avviciniamo al finale di stagione – , hanno messo assieme complessivamente 27 reti, meno del Ronaldo 2020-21 da solo. E se al conto si aggiungono anche gli 8 gol stagionali di Di Maria, che è un fantasista e non una punta, non si arriva comunque alla vetta di CR7. Per superare il portoghese di un centro bisogna contare anche Federico Chiesa (2 gol), il quale però c’era già ai tempi del cinque volte Pallone d’oro.

Il paragone economico

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La nostalgia tecnica non va di pari passo a quella economica. Ronaldo è un po’ come se appartenesse alla Juve che è stata azzerata il 28 novembre con l’addio del presidente Andrea Agnelli, nel 2018 uno degli architetti del colpo assieme all’ex d.s. Fabio Paratici e all’agente Jorge Mendes. La nuova Signora, seppur bisognosa di più gol dai propri attaccanti, è più attenta ad altri numeri. In modo particolare ai costi e al monte-stipendi. E Cristiano, dall’alto dei suoi 31 milioni netti d’ingaggio dei tempi bianconeri, segnava sì più di Vlahovic e dei suoi eredi messi insieme, ma guadagnava pure di più dell’intero reparto di Allegri.

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