Juve, sei gare senza subire gol: la difesa resta una certezza per Allegri

Nella continuità che ha portato alla seconda vittoria di fila, il tecnico ha cambiato le carte solo nel reparto che oggi gli dà più sicurezze, la retroguardia: allungando le rotazioni per gestire l’assenza di Bremer

Per la prima volta in stagione, tra Torino ed Empoli, la Juventus ha vinto due partite di fila in campionato. Non un traguardo epocale, gli obiettivi sono diversi, ma comunque nella linea dei piccoli passi è un dato nuovo. A cui Allegri è arrivato nel segno della continuità, simboleggiata dalla conferma a sorpresa di Kean da titolare e del trio McKennie-Locatelli-Rabiot nel cuore del 3-5-2. Sentori di certezze, parlando di modulo e sistema, a cui aggrapparsi per darsi qualche punto fermo da cui provare a far partire la risalita. Un impianto a cui Allegri non ha messo le mani tra una partita e l’altra, ma solo dalla cintola in su: ha fatto eccezione la difesa. Non a caso il reparto che in questo momento offre le certezze maggiori.

REPARTO RIFATTO

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C’entra evidentemente la sostituzione obbligata di Gleison Bremer, di cui dopo il derby la Juve dovrà fare a meno per un po’. Naturale vedere al suo posto quello stesso Leo Bonucci che del brasiliano aveva preso il posto anche a gara in corso con il Torino. Ma se a cambiare sono stati due terzi del reparto – unico intoccabile naturalmente Danilo -, col tentativo (riuscito) di rimettere in rotazione Rugani al posto di Alex Sandro che da terzo di difesa è al momento un po’ adattato, e se è l’unico reparto in cui ci si è sentiti liberi di mettere mano, è anche per fiducia. Negli uomini e nei meccanismi. Certo, come ogni partita bastava un minimo episodio perché le cose andassero diversamente, ma il dato di fatto è che con l’Empoli è arrivata la sesta partita stagionale senza subire gol.

SEI SU UNDICI

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Sei clean sheet già dopo un paio di mesi di stagione colpiscono anche parametrati al campione di 15 partite stagionali e ancora di più circoscrivendo il ragionamento al campionato, dove sei su undici vuol dire che in Serie A sono state più le volte che che la Juventus ha chiuso senza gol presi che viceversa. Non subire reti in casa è anche sinonimo necessario delle vittorie, con i quattro successi casalinghi concisi tutti con un clean sheet: Sassuolo, Spezia, Bologna ed Empoli (gli altri due in casa della Samp e del Torino). Di contro, in casa, quando la Juventus ha preso gol, contro la Roma e contro la Salernitana, poi non ha vinto. Per questo è di ogni evidenza che aver chiuso la porta è anche una delle ragioni, una delle più importanti, dello Stadium ritrovato: non siamo ancora ai livelli d’oro, ma in campionato in casa la Juve ha fatto 14 punti in sei partite, un passo più che doppio rispetto ai 5 punti nelle cinque partite in trasferta.

RUGANI E GATTI

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La questione delle rotazioni del reparto si intreccia in maniera determinante con l’infermeria, laddove Bremer resterà per almeno un altro paio di settimane. Il rientro nel giro di Daniele Rugani è un passo che può preludere, col Lecce più facilmente che col Benfica, a dare un’altra chance anche a Federico Gatti, un po’ bruciato nella tremenda giornata di Monza dopo un precampionato che ha colpito tutti e poi tanta panchina (unica eccezione l’impiego con lo Spezia). Ma la linea seguita con Kean, ovvero buttare nella mischia chi era un po’ ai margini e poi confermarlo in campo per portarlo più possibile vicino agli altri, suggerirebbe viceversa di andare avanti con l’integrazione di Rugani a livello dei titolari.

SPOSTATI AL CENTRO

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C’è sempre da tenere presente che Danilo centrale (in una difesa a quattro, non solo terzo della difesa a tre) è una soluzione per tutte le stagioni, e in particolare per i grandi appuntamenti: c’è da scommettere che lo troveremo lì contro Benfica, Psg e Inter. Ma la coperta resta corta perché, sebbene ormai restino solo tre settimane in cui tirare la carretta, Bonucci a 35 anni non è un giocatore a cui si può chiedere di giocarle tutte: per il livello che rischia di calare spremendolo e per i rischi di non gestirne l’impiego e gli sforzi. Occhio però all’opzione Alex Sandro, visto sul centro-sinistra della difesa a tre nel derby col Toro: forse perché in fascia non è più il giocatore di una volta, forse per l’esperienza indubbia, non era la prima volta che il brasiliano veniva impiegato in quel ruolo, ma prevedibilmente non sarà neanche l’ultima.

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