Juve, questione di categorie e di vuoti da riempire

Due sono i problemi di Massimiliano Allegri: le “categorie” e il fatto che, come Geremia, non si è mai seduto “nelle brigate dei buontemponi”, cioè non ha un giornalista di riferimento, non frequenta tifosi, non fa nulla per rendersi simpatico. E quindi le sue mancanze, e di conseguenza quelle della Juventus, vengono amplificate. Il Milan campione d’Italia ha gli stessi punti dei bianconeri con tre gol subiti ma questo non intacca il capitale di Stefano Pioli. Al contrario, quello di Allegri, scudetti, Coppe Italia e finali di Champions, appesantisce il tecnico livornese. Un anno fa partì molto peggio, poi sistemò la squadra (soprattutto la difesa, che sembra, pur cambiata, ancora solida) e arrivò al 4 aprile a un passo dal ritagliarsi un ruolo scudetto. La spettacolare rimonta venne stroncata da un tiro (anzi, due, un rigore ripetuto) dell’Inter. Detto questo, se un allenatore vince è bravo, se non vince è meno bravo. C’è un unico responsabile al comando e nel calcio è il solo che paga per tutti, in critiche e, in modo definitivo, con il licenziamento.

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Allegri anche per quel passato e per il ruolo (economicamente ben retribuito) che ha in questa sua fase 2 juventina, deve fare meglio, cioè proporre qualcosa di diverso rispetto al primo tempo di Genova, terribilmente rinunciatario. Anche nel secondo, con un netto miglioramento, si è evidenziata la difficoltà di costruzione. Il centrocampo è ancora il settore più in difficoltà, ma anche gli esterni offensivi e i difensori devono proporsi meglio di così. Insomma la Juventus è imbastita. Allegri vuole, giustamente, le “categorie”, però se non le ricevesse, dovrebbe rispondere con le idee, quindi conviene che si avvii.

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Non bisogna dimenticare che, contro la Sampdoria mancavano i due più importanti nomi del rinnovamento bianconero, Pogba e Di Maria. Ma se gli assenti non hanno torto, non c’è ragione per rimpiangerli e bisogna adattarsi al vuoto e riempirlo. La società (lunedì Nedved è stato esplicito) si sta muovendo sul mercato, Allegri deve muoversi sul campo. Quella rete infinita di passaggi tra difensori non è proponibile. Senza usare la parola “gioco”, improponibile allo stesso modo, comunque alla Juventus manca qualcosa in mezzo e come diceva la scolastica medievale mutuando Aristotele: in medio stat virtus. La virtù sta nel mezzo, calcisticamente parlando a centrocampo, filosoficamente parlando in un punto d’incontro tra le esigenze dell’allenatore e quelle del club. 

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