Juve più vicina di così alla Champions? L’ultima volta 2 mesi fa: i motivi della svolta

Nelle ultime otto partite Allegri ha tenuto il passo di chi lotta per lo scudetto, ha chiuso la porta e ha iniziato ad andare oltre il corto muso

Vedi la Juve girare la boa di metà campionato a -4 dall’Atalanta quarta e dunque dalla zona Champions e sembra una vita che l’obiettivo non era così vicino, se ha senso definirlo così. E già questa è un’immagine chiara della “temperatura percepita” della stagione della Signora fin qui. Meno di quattro punti di distanza dal quarto posto la Juventus li aveva avuti solo nella settimana del terribile uno-due Sassuolo-Verona che pesa come un macigno sulla stagione: prima del k.o. con gli emiliani, col pari ripreso per i capelli a casa Inter, la Juve era ancora a -1 dalla Roma quarta. Era l’ultima settimana di ottobre, sono passati due mesi.

DALLA DEA ALLA DEA

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La soglia dei tre punti di distanza è fattuale, perché vuol dire poter recuperare nel giro di una partita, magari proprio uno scontro diretto. Come quello con l’Atalanta: l’ultimo -4 prima di oggi era stato proprio quello con cui ci si era presentati al duello coi bergamaschi, meno di un mese fa, 27 novembre, deciso da un gol di Zapata al termine di una tra le prestazioni migliori della stagione in termini di gioco. Terza caduta stagionale allo Stadium, con quel che ha significato a livello psicologico, quel risultato con la Dea ha scavato il fossato non fosse altro perché negli scontri diretti i punti valgono doppio non per dire, ma di fatto: quelli fatti da chi vince sono tolti a chi perde.

VERSO GENNAIO

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Basterebbe invertire quel risultato con l’Atalanta e in Champions oggi a fine andata ci sarebbe la Juve. Ragionare così lascia il tempo che trova, le realtà parallele non esistono, ma rende l’idea dell’importanza delle partite che aspettano Allegri dopo la sosta: dall’Epifania, in sette giorni, Napoli, Roma e Supercoppa con l’Inter in sequenza, poi prima dell’andata col Villarreal il 22 febbraio trova anche il Milan e proprio l’Atalanta, e nel frattempo inizia anche la Coppa Italia (che non può essere un obiettivo nell’anno in cui la corsa scudetto è irraggiungibile).

NELLE ULTIME OTTO

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Ragionare su quello che succederà a gennaio in continuità rispetto a come la Juve ha finito il 2021 rischia di essere ingannevole, perché la sosta è una cesura nel lavoro che in questo momento può essere vista anche come controproducente per gli equilibri che ha raggiunto Allegri: da inizio novembre i bianconeri hanno fatto 19 punti dei 24 a disposizione, tanti quanti l’Atalanta e per ora anche dell’Inter (che deve ancora giocare l’ultima di andata col Toro), comunque più forte di tutto il resto del campionato.

DIFESA E CORTO MUSO

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Il calendario in discesa a fine girone ha aiutato, ma la Juve ci ha messo del suo se in questa serie con Salernitana, Genoa, Bologna e Cagliari (meno col Venezia) è andata meglio che con Udinese, Empoli, Sassuolo e Verona fino a fine ottobre. Un po’ c’entrano gli otto clean sheet stagionali, di cui sei nelle ultime otto partite, quando la Juve ha preso solo un gol dall’Atalanta e uno dal Venezia. Un po’ c’entra aver imparato a vincere, seppur soffrendo un po’ negli inizi della ripresa, guardando oltre il corto muso: gli ultimi cinque successi sono arrivati con due gol di scarto, i precedenti cinque erano stati invece con un solo gol di scarto. Al ritorno dalla sosta l’asticella sale di due-tre livelli, tutt’altre avversarie, ma tornano Chiesa e Dybala che sarebbero le stelle. La Juve ci arriva viva.

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