Juve più “alta”, ma il centrocampo non funziona: conviene insistere su Arthur?

Il brasiliano non convince ma la Juve ha bisogno di lui. E anche in chiave mercato potrebbe avere un senso alzare il suo minutaggio

La gara di Cagliari per la Juve ha segnato l’inizio di un “nuovo” campionato. Quello che punta a tagliare i traguardi del presente (quarto posto in classifica e vittoria dell’unico trofeo possibile in stagione, la coppa Italia) ma con l’obiettivo-futuro nel mirino, nel dichiarato intento di anticiparne tutto quel che è possibile, a partire dalle scelte di mercato che presuppongono anche scelte in tema di gioco e di impostazione della squadra. E fra i tanti interrogativi che riempiono questi ultimi 40 giorni suppergiù di stagione bianconera i dubbi relativi al centrocampo riempiono una parte importante dei pensieri (e delle valutazioni) del club torinese.

Rebus centrocampo

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Il centrocampo è infatti il nodo più irrisolto della squadra, fin dall’inizio. Trovarne la quadra è stato il leit motiv della prima stagione dell’Allegri.2, e ancora il rebus non è del tutto concluso. Qualche scelta è stata compiuta a gennaio (la rinuncia a Bentancur), altre saranno o torneranno d’attualità con l’avvicinarsi dell’estate. Intanto Allegri ha provato tutte le miscele e ogni combinazione possibile. Ma il risultato finale ancora non ha convinto. Risolto infatti il più urgente e spinoso problema di dar copertura alla difesa, il reparto di mezzo è rimasto però asmatico sul piano della costruzione della manovra e del supporto all’attacco. Tradendo l’iniziale aspettativa dell’allenatore che lo voleva addirittura cooperativo nella produzione del gol. Svanita ben presto questa illusione, sarebbe bastato che il centrocampo trovasse una sua precisa identità e una fluidità di schemi e manovre capace di ottimizzare il passaggio fra fase difensiva e fase offensiva, innescando l’attacco nei modi e tempi migliori. E invece, a sei giornate dal termine, l’obiettivo è lungi dall’essere raggiunto. Ed i dubbi che aleggiano intorno ai singoli continuano a far discutere tifosi ed addetti ai lavori.

Arthur sì o Arthur no?

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L’ultima soluzione in ordine di tempo provata da Allegri per costruire un centrocampo più offensivo è stata quella di alzare il baricentro della squadra, tanto nel 4-2-3-1 opposto all’Inter quanto nel 3-5-2 di Cagliari. Gli esiti sono stati di opposto segno, ma il comun denominatore è che in entrambe le gare si è vista una squadra alta e aggressiva, l’una senza Arthur (l’unica gara delle ultime 6 in cui non è partito titolare), l’altra col brasiliano in campo dal 1’, complice l’assenza di Locatelli. Dato per partente sicuro a gennaio, Arthur non solo è rimasto ma ha chiesto maggior spazio. Ed in effetti delle 18 presenze (con zero gol e zero assist) collezionate in campionato fin qui, ben 12 sono arrivate nel 2022. Un campione a questo punto abbastanza corposo per ricavarne un bilancio, anche perché in queste gare il brasiliano ha giostrato in un reparto ora schierato a 3, ora a 4 e ora a 5, e con tutti i compagni di reparto della rosa bianconera, spesso “tappando” buchi lasciati da compagni infortunati. Ma raramente il brasiliano ha convinto davvero, magari non per demeriti particolari, ma perché il suo modo di giocare – fatto di tocchi frequenti e brevi, mai una verticalizzazione in profondità – non sembra il più adatto alla Juve che Allegri ha costruito fin qua e neanche a quella che intorno a Vlahovic costruirà. Eppure fino al rientro di Locatelli la Juve potrebbe avere ancora bisogno di lui, o comunque scegliere di lasciarlo “in vetrina” per attrarre potenziali acquirenti.

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