Il verdetto del Collegio di garanzia del 19 aprile potrebbe influenzare l’altro filone. Il problema dei tempi
Fra inchieste penali e sportive c’è il rischio di perdersi. Proviamo a fare il punto della situazione.
Che cosa cambia l’atto di “chiusura indagini” della procura federale inviato alla Juventus e ad alcuni suoi dirigenti ed ex dirigenti?
Non si può parlare certo di una sorpresa. L’orientamento degli inquirenti federali era chiaro: contestare alla società, e quindi ai suoi dirigenti, le violazioni, ritenendo i calciatori inconsapevoli. Tuttavia, i contenuti dell’atto e il ritorno in scena dell’articolo 4 non erano scontati.
Nel senso che il quadro è più o meno grave?
In termini sanzionatori, probabilmente più grave. Se si fosse citato l’articolo 31, i rischi sarebbero stati due: un’ammenda in caso di “violazioni gestionali” (ovviamente non determinanti per iscriversi ai campionati); una maxi multa davanti a pattuizioni fuori dai canali previsti pari a una somma tre volte superiore ai compensi inquadrati in una forma non regolare a cui si sarebbe potuto aggiungere “uno o più punti di penalizzazione”. Con l’articolo 4, il rischio può essere minimo e massimo.
In che senso?
Facciamoci aiutare dal Codice di Giustizia Sportiva. Il comma 1 dell’articolo 4, quello contestato da Chinè ai dirigenti con potere di firma e conseguentemente alla Juve, prevede quattro possibili sanzioni: ammonizione; ammenda; ammenda con diffida; penalizzazione di uno o più punti in classifica. Aggiungendo però che “se la penalizzazione sul punteggio è inefficace in termini di afflittività nella stagione sportiva in corso è fatta scontare, in tutto, o in parte, nella stagione sportiva seguente. Ora questo “uno o più punti” con le plusvalenze è diventato prima il meno 9 chiesto dalla procura federale e poi il meno 15 deciso dai giudici di Appello.
Cioè si rischia un altro meno 15?
Da un punto di vista formale la risposta potrebbe essere solo una: sì. Però qui viene un inevitabile ragionamento. Si sta parlando di “mancate lealtà” motivate dalle evidenze investigative della carte di Torino (su cui c’è una richiesta di rinvio a giudizio ma il Gup non ha ancora deciso). Dove l’indagine è una sola, con plusvalenze, manovre stipendio, agenti e partnership. Per la giustizia sportiva, si tratta di filoni differenti ma l’obiettivo dei giudici alla fine quale potrebbe essere, se fossero convinti delle responsabilità degli incolpati? Censurare i comportamenti della Juve con una sanzione adeguata.
Che cosa vuole dire?
Che se il 19 aprile fosse confermato il meno 15 questo obiettivo potrebbe essere stato raggiunto e la sanzione successiva avrebbe solo un carattere “integrativo”.
In quel caso si potrebbe arrivare al patteggiamento?
Per la procura federale forse sì, per la Juve no. Il contrario se il meno 15 fosse cancellato. Ecco perché questa strada del patteggiamento è piena di buche.
Poi c’è la variabile tempi.
Ora la Juve ha 15 giorni per difendersi, il procuratore 10 per decidere se deferire. Se lo farà il processo si terrebbe al massimo entro un mese. Morale: sentenza di primo grado a fine maggio. Secondo grado entro la fine della stagione agonistica fissata al 30 giugno. Quanto al Collegio di garanzia, si vedrà…
13 aprile – 18:25
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