Juve-Napoli, non scusiamo il ritardo

Da domani, rosso agli italiani. Cacciati di nuovo dalla strada, dopo un’interminabile serie di ammonizioni. E proprio mentre dagli Stati Uniti e da Cina, Nuova Zelanda, Inghilterra, Israele riceviamo notizie sul ritorno alla normalità, condizione che a noi è negata da una delinquenziale campagna vaccinale. Espulsi e, oltretutto, terribilmente divisi. Potrei segnalare decine di casi, vi basti questo: lunedì 8 febbraio “Pantelleria News” comunica ai lettori e ovviamente agli isolani (in zona bianca, ma burocraticamente associati ai colori della Sicilia) il sistema di prenotazione del vaccino promosso dalla Regione in collaborazione con Poste Italiane; sistema già pronto a raccogliere dal 15 febbraio le richieste degli ultraottantenni (attraverso prenotazioni.vaccinicovid.gov raggiungibile anche dal portale siciliacoronavirus.it). Il 20 febbraio, alle 9, l’ottantunenne Italo Cucci, che sull’isola risiede, riceve la prima dose dello Pfizer e contestualmente prenota la seconda, che gli viene somministrata sabato 13, ieri. Il 12 marzo, sempre con le stesse modalità, sarebbero dovute partire le vaccinazioni degli ultrasettantenni, momentaneamente sospese per l’incidente Astrazeneca.

Pantelleria è Italia, milleeottocento chilometri sotto la Lombardia, dove conosco ultraottantenni che, pur essendosi registrati tra mille difficoltà, da settimane inseguono inutilmente una data. Dalla primavera scorsa sappiamo che l’unica salvezza è il vaccino. Ma, come sempre, ci facciamo trovare in ritardo. Così, tra promesse e ridicoli ristori, ci chiudono nuovamente alla vita, al lavoro, allo studio in presenza, allo sport. E contiamo i morti.

Rosso è anche il colore del calcio italiano. Rosso di bilancio. Pensando di appartenere a una realtà in cui la solidarietà non è contemplata, i nostri presidenti continuano a scontrarsi su tutto. Sui soldi delle tv, sui fondi, sui protocolli, perfino sulle date del calendario. Lo spettacolo è indegno. L’ennesimo rinvio di Juve-Napoli, che ha indotto la Roma a ribellarsi, rientra tra le assurdità di questa intollerabile stagione. La stagione delle Asl, dei ricorsi, di un campionato che, come ha scritto Dalla Palma, rischia seriamente di non chiudersi. Ricorsi in serie, ad esempio, ha appena annunciato Lotito, disposto ad arrivare fino al Consiglio di Stato per Lazio-Torino, rinviata venerdì dal giudice sportivo. L’attività del presidente della Lazio, che ha le sue ragioni, impone tuttavia una riflessione: la sentenza del Collegio di Garanzia del Coni sul caso Juve-Napoli (motivazioni pubblicate il 7 gennaio 2021) stabilisce l’ordine gerarchico e il rango superiore di un provvedimento Asl rispetto all’ordinamento sportivo. Prevale l’atto pubblico, ha scritto il presidente del Consiglio di Stato Franco Frattini: quel caso ora fa giurisprudenza per ogni partita che dovesse saltare sulla base di un divieto dell’autorità sanitaria locale. Federcalcio e Lega, pur disponendo di fior di giuristi, non si costituirono allora davanti al Collegio di Garanzia: rinunciarono di fatto a difendere i giudici federali che si erano pronunciati sullo stesso caso in due gradi di giudizio (giudice sportivo e Corte Sportiva di Appello) assegnando il 3-0 alla Juve. Non protessero l’ordinamento sportivo e le regole che consentono lo svolgimento dei campionati. Ecco l’ostacolo che si ritrovano a dover affrontare i giudici federali sulla base del precedente Juve-Napoli. Per questo motivo Mastrandrea, prendendo atto del provvedimento dell’Asl prorogato al 2 marzo per Lazio-Torino, non poteva non applicare l’articolo 55 delle Noif (causa di forza maggiore) e ha disposto il recupero della partita. Non è entrato nel merito della legittimità dell’intervento.

Lo stesso protocollo Figc (integrato il 30 ottobre 2020 dopo Juve-Napoli con l’obbligo, non più la facoltà, della “trasferta in bolla” dei negativi) avrebbe permesso di fronteggiare i casi covid rispettando il calendario e evitando di rinviare le partite. In sostanza, può bastare un singolo caso di positività, con un provvedimento di una qualsiasi Asl che estende e dispone la quarantena obbligatoria per l’intero gruppo squadra, per far saltare una gara mettendo a rischio la conclusione del torneo.

Ogni tanto, per rincuorarmi, metto il naso nella collezione del giornale. Quello di carta, con quell’odore che dovrebbe essere catturato da un grande profumiere, un po’ di piombo, un po’ di nafta. A Greta non piacerebbe, ma mi permette di fare confronti tra le cronache sportive di ieri e quelle di oggi, soprattutto quelle calcistiche: le risse ci sono sempre state, ma importanti, storiche. Anche misere, ma sollecitamente archiviate. Oggi si dibatte su tutto, proliferano avvocati “esperti’ (ce n’era uno solo, una volta, Masera, ascoltato e riverito) e presto avremo anche quelli di strada, cento euro per una lite.

Tornando al Covid e alle balle che ci hanno rifilato virologi e tuttologi, non dimentichiamo gli psicologi e i predicatori: con il male incombente e la morte a fianco, saremo tutti più buoni, ci soccorreremo nel bisogno, saremo solidali nel dolore. Nonno, se vuoi sopravvivere sbrigati col vaccino… poi toccherà allo zio, a mamma e papà… Sapete come finisce la guerra atomica? Ci si sveglia, una mattina, soli. E incazzati. Valeva la pena volersi male?

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