Juve, l'usato insicuro senza garanzia

Da Pogba a Di Maria a Firmino, con l’offerta bianconera rifiutata dal Liverpool, l’ideologia 2022 della Juventus conferma i suoi principi cardine: l’usato (più o meno) sicuro e l’hic et nunc, cioè qui e ora. L’idea è quella di costruire una squadra competitiva subito, che riprenda il suo posto di nemico pubblico numero 1 immediatamente. L’idea di percorso nel tempo non esiste. È un modo come un altro di vedere il calcio, del resto, a parte il Sassuolo, non c’è nessuno in Italia che costruisca squadre in prospettiva, semmai prevale il profilo misto, come Milan (con una sproporzione verso i giovani) e Inter (metà e metà). Ora, malgrado l’infortunio di Pogba, che probabilmente rientrerà a inizio 2023 dopo l’operazione (opzione che la Juventus preferisce, perché nel suo caso pensa, adesso, a un futuro da leader), non è che i ventenni si infortunino meno degli anziani. Il problema non è questo, ma il modo di interpretare il calcio che Madama ha ormai fatto suo: vivere stagione per stagione, fare e disfare nell’arco di dodici mesi.

Juve-Barcellona nel segno Kean! Di Maria da urlo, Bremer super

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Un anno fa nella comitiva bianconera si aggiravano Dybala, Ronaldo e De Ligt, i secondi due tra gli acquisti più clamorosi del decennio. Ora sono tutti andati via, senza che i dirigenti si strappassero i capelli. I rischi di questa strategia non riguardano l’età, cioè il rischio di usura, o il fatto che questi giocatori vengano di fatto lasciati andare dai loro club e siano come stelle cadenti acchiappate prima dell’atterraggio poco morbido, piuttosto il fatto che vengano ingaggiati per una missione possibile/impossibile a breve termine e il resto si vedrà.

Forse è la situazione del calcio italiano, forse non si riesce a uscire da questa raccolta delle figurine, però la Juventus ha perso, come abbiamo già sottolineato, il “tocco” che le ha permesso di ricostruire il suo potere con gli interessi. Proprio ieri se n’è andato Aaron Ramsey, simbolo del parametro “nero”, tre anni di nulla. Nel 2015 la Juventus investì 40 milioni su Dybala, non uno sconosciuto, ma certo una giovane scommessa a cui affi dare le chiavi della squadra. In sette anni Madama è passata dal ventunenne Dybala in rampa di lancio a (tentare di prendere) Firmino, quasi trentunenne nel girone di ritorno della carriera. Non è detto che l’hic et nunc non paghi, ma lascia un senso di precarietà, di calcio che balla una sola estate, (o un solo inverno).

Perché la Juve vuole anche Firmino

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