Juve-Lazio, il coraggio di Pirlo e gli errori di Inzaghi

ROMA – Non si arrende la Juve e non si arrende Pirlo che in una sera così difficile ha il coraggio di dire a Ronaldo che resterà fuori perché sta arrivando il Porto e la Champions può diventare all’improvviso l’obiettivo principale dopo nove scudetti consecutivi. Una prova di forza davanti al portoghese e, soprattutto, davanti alla Lazio che la stagione scorsa, prima della sosta forzata, stava contendendo lo scudetto proprio ai bianconeri di Sarri, battuti in campionato e in Supercoppa con un doppio 3-1.

E all’inizio sembrava che per la Juve si stesse mettendo male ancora una volta: dopo il delizioso gol di Correa i talenti di Inzaghi avevano in mano la partita, il raddoppio avrebbe probabilmente distrutto le ambizioni di Pirlo, che invece ha ricostruito la sua partita proprio sulle debolezze della Lazio. Debolezze note ormai da molte settimane: una difesa impresentabile a questi livelli quando non è al completo (Luiz Felipe e Radu lungodegenti) e un attacco che si è spento con Immobile, un solo gol nelle ultime sei partite di campionato. Il lampo di Correa, stupendo, ma solitario: solo tre reti da settembre in serie A. Le alternative? C’era Caicedo, la riserva più decisiva del torneo con Muriel, prima di essere scavalcato da Muriqi, il cui costo (18 milioni abbondanti), e non certo il rendimento, giustifica forse il sorpasso su Felipao.

Juve-Lazio: il mani di Hoedt in area

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Juve-Lazio: il mani di Hoedt in area

Lazio, crollo verticale nella ripresa

La Lazio si è sbriciolata nel tempo proprio come si è sbriciolata allo Stadium, quando la Juve è salita di tono e ha iniziato ad accerchiare i resti di una squadra stravolta già in avvio (Marusic difensore, Acerbi centrale di sinistra e Lulic a destra invece che sulla corsia opposta pur di non utilizzare un giocatore di ruolo come Musacchio, evidentemente non gradito a Inzaghi) e poi cappottata dai primi cambi all’inizio del secondo tempo: fuori Lulic e Leiva, dentro Patric ed Escalante, che immediatamente ha provocato l’azione del gol del sorpasso.

Morata non ha avuto molti problemi a disfarsi di Hoedt, in perenne affanno, per scaricare in porta il pallone del 2-1. La Juve, che prima dell’intervallo era riuscita a pareggiare il vantaggio di Correa con un altro bolide di Rabiot, ha chiuso la sua rincorsa e si è messa a giocare in scioltezza, raggiungendo anche il tris, sempre con lo spagnolo ma su rigore.

Era troppo evidente la differenza tra la Juve e le sue riserve con la Lazio delle seconde linee, che dopo un grande girone di Champions ha pagato un conto pesantissimo. Proprio ieri sera si è avuta la sensazione che la squadra sia stata costruita a braccio, senza un filo logico, investendo 30 milioni su Muriqi e Fares piuttosto che su un paio di difensori in grado di dare una mano a Inzaghi, pronto a bruciare Musacchio pochi giorni dopo il suo arrivo per un retropassaggio sbagliato a Reina (lo stesso che aveva fatto Radu contro il Verona…).

Lazio, si allontana la zona Champions

La terza sconfitta nelle ultime quattro partite di campionato allontana la Lazio dalla zona Champions e apre il tema, in casa biancoceleste, se un ciclo sia davvero finito proprio l’anno del rientro nell’Europa che conta: investimenti sbagliati, errori dei singoli ed errori di gestione (anche a Torino, come a Milano, il ko è arrivato in contropiede) hanno spento la squadra e lo stesso Immobile, a cui non si può chiedere di più.

Pirlo, invece, resta attaccato al carro scudetto alla fine della serata più difficile: battere la Lazio non era facile prima del Porto e averlo fatto senza Ronaldo può dare un carico di autostima decisivo per il finale di stagione perché la Juve si è sentita molto più squadra del solito, non più obbligata a giocare per l’attaccante più forte del mondo bensì concentrata solo su se stessa e sulle sue qualità collettive. 

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