Juve, la Signora è tornata

Sì, questa è la Juve. La vera Juve che i tifosi aspettavano da sei mesi. La Juve che va sotto per due volte con il Toro, ma, alla fine, lo stende con quattro colpi per legittimare una vittoria mai così importante e mai così preziosa, vista l’aria che tira. Allegri ha ribaltato la partita grazie ai cambi decisi a venti minuti dalla fine: Pogba, Chiesa e De Sciglio hanno iniettato energia pura nella sera in cui Di Maria non ha ripetuto i fasti di Nantes. Tant’è.

Pogba, arriva l'esordio con la Juve nel derby: ovazione dello Stadium

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Pogba, arriva l’esordio con la Juve nel derby: ovazione dello Stadium

Il gol dell’ex

Sul 2-2, il cambio di passo l’ha marcato Bremer, tu quoque Bremer, interprete assoluto della legge dell’ex, mai scritta eppure implacabile. Rabiot ha chiuso il conto quando i granata erano sulle gambe. Proprio il torinista diventato bianconero ha rovesciato la sfida e chissà se Cairo sarà sempre contento di avere incassato 50 milioni per privarsene e cederlo proprio alla Grande Dirimpettaia. Bello, bellissimo, spettacolare questo derby, dal primo all’ultimo respiro mai così appassionante sotto la Mole nelle stagioni scandite dal dominio bianconero, da ventotto anni tabù infrangibile per il Toro in casa dei bianconeri che negli ultimi otto anni anni hanno concesso un solo successo ai rivali. Juric è è uscito a comunque a testa alta, sebbene abbia ceduto alla Juve tre punti che legittimano la tabella Allegri il quale si è messo in testa un’idea folle e, per questo, meravigliosa: andare in Champions nonostante il -15. Ora è a 10 punti dalla Lazio quarta. Primo tempo di netto stampo Premier: Karamoh colpisce dopo 99 secondi, Cuadrado risponde e si conferma uomo derby (4 gol, 8 assist), Sanabria si esalta e brucia Bremer sul tempo, Danilo pareggia e la tecnologia conferma tutto senza che il Var s’impicci, com’era accaduto giovedì scorso in Conference e a farne le spese era stata la Fiorentina. Se la sfida alla Juve doveva essere la prova di maturità dei granata, questi l’hanno superata, anche se alla fine hanno perso, ma con onore. Da quando Ivan ha messo piede nella squadra di Cairo, le ha cambiato pelle: se il suo presidente l’ascoltasse sempre, la squadra sarebbe ancora più competitiva.

Finalmente Pogba

La Juve che nelle quattro partite precedenti, fra campionato ed Europa League, non aveva subito gol, ha incassato le due reti ma avuto il merito di non disunirsi. La traversa di Vlahovic all’inizio della ripresa è stata la conferma che la festa del calcio non era finita all’intervallo. Il legno di Linetty ha risposto a Dusan, prima della resa.Proprio nel derby, alla buon’ora Allegri ha dato un calcio al corto muso e se l’è giocata a muso duro: grazie anche a Kostic, senza dubbio l’acquisto più indovinato. Recuperando gli ex infortunati, Max ha avuto la prova provata che un altro gioco è possibile a questa Juve. Ne ha tratto beneficio anche un debuttante qual è stato il ventunenne Enzo Barrenechea: l’argentino ha ripagato sul campo la scelta dell’allenatore che l’ha preferito a Paredes, bocciato senza se e senza ma. La festa è stata suggellata dal rientro di Pogba, finalmente Pogback, 2.474 giorni dopo l’ultima volta in bianconero, 315 giorni dopo quei dieci minuti racimolati con lo United. Era il 19 aprile 2022. Il Polpo è tornato al momento giusto.


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