Juve, la confessione di Morata: “Non volevo più alzarmi dal letto…”

Alvaro Morata si racconta in un’intervista a cuore aperto agli spagnoli di El Pais. L’attaccante spagnolo parte dall’analisi della stagione nella Juventus: “In campionato non stiamo vivendo un bel momento, ma c’è un grande gruppo. E’ molto difficile risalire fino ai primi posti, ma in passato ci siamo riusciti. Dobbiamo essere oggettivi, dimenticarci delle cose che non si possono fare e cercare innanzitutto di tornare in zona Champions, da lì poi guardare avanti“. Poi, ancora: Siamo tutti sotto pressione, io forse di più perché sono in prestito. Ma quando sei padrone del tuo destino, l’unica cosa che puoi fare è lavorare“. Appena due gol in campionato, l’ultimo il 19 settembre contro il Milan, l’attaccante spagnolo sa di godere ancora della fiducia dell’allenatore Massimiliano Allegri: “Sono stato quasi un mese fuori – le sue parole nel tentare di spiegare il suo rendimento – per la fretta di tornare non sono stato bene fisicamente. Ho dovuto lavorare molto per la squadra e non avevo la lucidità necessaria per segnare. Nelle ultime partite ho giocato a sinistra, quasi da esterno. Ma l’importante è giocare e fare quello che mi chiede il mister. Ovviamente mi piacerebbe giocare meglio e fare più gol, ma, prima dell’infortunio, stavo bene; ho fatto fatica a recuperare“.

Juve, Morata si diverte con la Spagna di Luis Enrique

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Morata minacciato di morte a Euro 2020

Morata è poi tornato su quanto vissuto nello scorso luglio, quando è diventato il capro espiatorio della nazionale spagnola eliminata da Euro 2020, tanto ricevere minacce di morte: “Se non fosse stato per il mister e i miei compagni, l’avrei vissuta anche peggio. Penso sempre al fatto che se avessimo battuto l’Italia, col nostro gioco avremmo avuto molte possibilità di superare anche l’Inghilterra. Ma ci siamo guadagnati il rispetto di avversari e tifosi. I fischi? Non fanno mai piacere. Nessuno è perfetto, non siamo macchine e so quello che ci si aspetta da me. Ci sono cose in cui dobbiamo fare dei passi avanti, come nell’odio che certe volte si mostra. Ho visto genitori, che erano assieme ai figli, con le facce arrabbiate ed è quello che trasmettono ai bambini. Ma credo che qualcosa stia cambiando, che la gente si stia rendendo conto che ci sono dei limiti. In campo possono insultarmi, sputarmi, ma non quando sono fuori a passeggiare con mia moglie o i miei figli. Ci sono stati momenti in cui non avevo voglia nemmeno di alzarmi dal letto. Ho detto spesso che ho passato molti momenti brutti e, con un’altra mentalità, magari sarei potuto essere un giocatore migliore, ma ho anche grande forza di volontà per uscire dai momenti bui, altrimenti non avrei avuto la carriera che ho avuto“.

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