Juve, la carta Marotta: Allegri blindato, caccia a un ds di nome

Beppe Marotta, Alex Del Piero e un direttore dell’area tecnica scelto dall’attuale ad dell’Inter (un nome importante in testa ce l’avrei, prima di giocarmelo devo fare le opportune verifiche). E poi, più avanti – Allegri permettendo – Antonio Conte che, secondo gli intimi dell’allenatore del Tottenham, non vede l’ora di tornare a casa. Non sono idee sensazionali, non brillano certo per originalità, ma alla Juve che vuole e deve uscire anche sportivamente dalla tormenta è finito il tempo degli azzardi. La tanto celebrata discontinuità, parola presente nel comunicato della Exor diffuso subito dopo l’azzeramento novembrino del CdA, si articolerebbe quindi su un ritorno, logico – addirittura fisiologico – al passato vincente di Andrea Agnelli. Vietati i voli di fantasia, repulisti generale e avanti con concretezza e rapidità: queste le linee guida dettate da John Elkann e chiaramente assimilate da Gianluca Ferrero, l’uomo dei conti al quale è stata appena consegnata la presidenza.
Una figura e un ruolo alla volta, per carità. Beppe Marotta, 66 anni a marzo ‘23, otto scudetti (sette più uno) nelle ultime dodici stagioni, è lusingato da tanta ritrovata e diffusa popolarità. All’Inter sta bene, dicono: ma chi lo frequenta lo descrive sfinito dalle troppe salite alle quali l’ha costretto la proprietà. Le difficoltà finanziarie del Gruppo Suning sono note a (quasi) tutti, in particolare a chi – come lo stesso Marotta e il ds Ausilio – da troppo tempo è condannato a fare le nozze coi fichi secchi per garantire la competitività della squadra.
Al di là delle indubbie capacità professionali, Marotta, manager di notevoli conoscenze politiche e mediatiche, approfitta del vuoto creatosi nel settore dei dirigenti del calcio italiano. In altre parole, non ha concorrenti: si distingue solo il suo allievo Carnevali.
È anche molto apprezzato dalla tifoseria juventina che considera la sua dismissione da parte di Agnelli (novembre 2018) l’origine di tutti i mali. L’altro “salutato” eccellente dal presidente dei nove titoli di fila è il 48enne Del Piero, una sorta di madonna pellegrina per il popolo bianconero. Ad Alex il rientro alla base piacerebbe eccomeho ancora una casa a Torino») soprattutto per l’opportunità di misurarsi con un ruolo più gratificante e coinvolgente di quello di opinionista televisivo. Se dipendesse da Ferrero, Del Piero sarebbe già stato convocato. In questo momento, però, sono altre le urgenze del “direttorio”.
Mentre i primi due ritorni sono effettivamente ipotizzabili, il terzo, quello di Conte, è al momento una semplice suggestione. Proprio in questi giorni Antonio dovrebbe discutere con la proprietà del Tottenham l’eventuale rinnovo: non potendo in questa fase ottenere garanzie da Torino, potrebbe decidere di proseguire l’avventura londinese. 
Capitolo Allegri. Max ha ancora due anni e mezzo di contratto (ballano 35 milioni lordi), non ha mai pensato nemmeno per un secondo alle dimissioni e oggi si ritrova in possesso dei pieni poteri sulla parte tecnica. Apprezzatissimo tanto da Elkann quanto da Marotta, che lo portò alla Juve e l’avrebbe voluto all’Inter prima di prendere Simone Inzaghi (galeotta fu una cena milanese), il tecnico ha – as usual – il destino legato ai risultati.
In casa Juve non sembrano molto preoccupati dall’inchiesta aperta dall’Uefa dopo l’arrivo delle carte inviate dalla Figc: in fondo il presidente del calcio europeo Aleks Ceferin ha già avuto quello che cercava dopo la pesantissima rottura determinata dall’affaire Superlega. La testa dell’ex amico Andrea.
Sento mormorare – se non gridare, voce dei tempi – che secondo i lombardi i cavalli di ritorno non corrono, né vincono, come all’andata. In Toscana – terra d’Allegri, che di cavalli se ne intende – s’usa un detto più basso: “cavol riscaldato e garzon ritornato, non fu mai buono”. E il poeta spiega che un servo mal cacciato, tornato, magari cerca la vendetta del povero. Ma se torna padrone? Rivedo l’immagine di John e Max quando si sono ricongiunti a Villar Perosa. Allegrissimi. Daì, con Marotta in mezzo facciamoci un bel selfie.

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