Juve, Dybala merita il rinnovo? Dai soldi alla tattica, perché sì e perché no

L’assenza ancora della firma sul nuovo contratto tiene aperta la discussione su pro e contro dell’investimento sull’argentino: tenuta fisica, solidità caratteriale e non solo, il confronto tra le ragioni di favorevoli e contrari, in cinque punti

Si riaccende la discussione intorno al rinnovo di Paulo Dybala, che è tornato al centro del progetto juventino dalla scorsa estate con il ritorno di Massimiliano Allegri. “Sul calciatore è stata fatta un’investitura importante”, ha ribadito il tecnico bianconero poco tempo fa, anche se la fumata bianca per il prolungamento tarda ad arrivare e dal primo gennaio – di fatto – il calciatore sarebbe libero di accasarsi altrove a parametro zero per la prossima stagione. Intanto il popolo bianconero continua a confrontarsi sull’argomento, mostrando talvolta visioni opposte sulla fiducia da rinnovare all’attaccante numero dieci.

ASPETTO ECONOMICO

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Perché sì: stando alle condizioni accettate da entrambe le parti, la base del rinnovo (otto milioni) si sposta davvero di pochissimo dalla cifra percepita già dal calciatore. Andrebbe a raggiungere la doppia cifra grazie ai bonus – legati a obiettivi individuali e di squadra – e comunque da aggiungere in seguito.

Perché no: chi si oppone al rinnovo, però, sostiene che la cifra è comunque alta per via del rendimento precario del calciatore nelle ultime stagioni, a confronto del piano di ridimensionamento che sta operando il club per abbassare i costi.

TENUTA FISICA

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Perché no: quanto precede, si lega direttamente ai tanti stop che la Joya ha dovuto osservare nell’ultimo periodo, allontanandosi sempre di più dagli standard stagionali delle prime annate sotto la guida di Allegri.
Perché sì: è altrettanto vero che per raggiungere i bonus il calciatore dovrà essere protagonista, e – per quanto registrato nella prima parte di questa stagione – il suo contributo è stato comunque il più efficace della squadra: Dybala in condizione è il vero valore aggiunto della Juventus.

CONDIZIONAMENTO TATTICO

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Perché sì: con il numero dieci a disposizione, Allegri fa leva su un 4-2-3-1 che prevede l’argentino sotto punta, così da fare da raccordo tra centrocampo e attacco e inventare la giocata tra le linee, appoggiandosi sugli esterni o rifinendo per l’attaccante centrale.
Perché no: per le sue caratteristiche – e quelle degli altri calciatori offensivi a disposizione del tecnico – diventa più difficile ottimizzare la sua presenza in altri contesti tattici: nel 4-3-3, per esempio, Dybala può partire da destra ma diventa meno efficace; da falso nove fa fatica a riempire l’area di rigore avversaria e la Juve a quel non ha più alcun riferimento nei pressi della porta avversaria.

SIMBOLO DI JUVENTINITÀ

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Perché no: all’alba di un nuovo ciclo che vuole svilupparsi su una base pluriennale, pesano negativamente le parentesi di smarrimento che il calciatore ha vissuto in questi anni sotto la Mole.
Perché sì: tuttavia ha sempre mostrato grandissimo attaccamento alla maglia e si è puntualmente opposto alla sola idea di lasciare Torino per un altro club, anche quando sembrava meno centrale al progetto.

SOLIDITÀ CARATTERIALE

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Perché sì: da inizio stagione sembra pure più maturo e consapevole del suo nuovo ruolo da leader, tanto da avere più volte preso in mano la squadra nei momenti di difficoltà e onorato nel migliore dei modi la fascia di capitano al braccio.
Perché no: ciò che però in passato lo ha messo in cattiva luce è stata la mancata continuità in lunghi periodi, così proprio questa è la vera nuova sfida di Paulo che non vede l’ora di tornare in campo senza più alcun condizionamento fisico.

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