Juve, così è se vi piace

Sapevamo dai tempi di «Amici miei» che il genio fosse fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità di esecuzione. Da ieri sera Paulo Dybala aggiunge a questo campionario di virtù una personalissima dose di tormento. Perché la sua maiuscola prestazione, che guida la Juve alla vittoria contro lo Zenit di San Pietroburgo, dimostra che c’è nella disperazione un’energia densa e invisibile. Per estrarla come un succo reale ci vuole la classe e il travaglio tragico di un campione, che porta sul suo volto di eterno bambino tutta la rabbia del mondo. Capace, anche da sola, di prendere la Juve sulle spalle, scuoterla, e ricordarle che la vittoria è la sostanza della sua anima.

Dybala trascinatore, la Juve vola in Champions: 4-2 allo Zenit

Guarda la gallery

Dybala trascinatore, la Juve vola in Champions: 4-2 allo Zenit

Il sortilegio dell’argentino pesca nel repertorio dei colpi proibiti. Il suo schiaffo alla palla assomiglia a una volèe di rovescio. Il suo ghigno, accovacciato sul fianco dopo la magia che vale il vantaggio, prende in prestito una posa di Michel Platini, sorpassato da ieri di due gol. Vuol dire che così è, se vi pare, la nuova Juve di Paulo: bella di una bellezza antica e indimenticata, eppure fragile, come un’armonia che inizia a ricomporsi, combattiva e generosa, come chi vuole farsi perdonare, ma ancora confusa, così come l’ha lasciata Ronaldo, che pure ieri a Bergamo ha ricordato con la sua doppietta che cosa voglia dire perderlo.  

Eppure, nel pieno di una crisi che la getta in mezzo alla classifica del campionato, questa squadra ha mostrato che può e vuole reinventarsi. Con un nuovo schema e diverso dal passato. Che parla la lingua del suo capitano argentino: invenzione, rapidità, coraggio. Anche a costo di rischiare e di scoprirsi al contropiede di un avversario certamente non imbattibile, ma neanche da snobbare. Se è vero che è in fuga nel campionato russo con 29 punti e 34 gol in tredici partite. 

Il nuovo paradigma segna un simbolico passaggio di consegne tra la leadership di un top player che giocava per sé, e però capace di segnare trenta gol, e un talento che è tutto proteso verso i compagni, ma dai compagni pretende di essere il riferimento costante. Dybala non può farcela da solo, così come la Juve non può farcela senza di lui. È quanto basta per suggellare un’alleanza. 

Poi, attorno a Paulo c’è un gruppo che ha imparato a soffrire, ma non ancora a gestire. E forse non lo imparerà mai, almeno con il centrocampo leggerino che Allegri si ritrova. Tant’è vero che dopo il vantaggio lo Zenit schiaccia i bianconeri nella loro metà campo e rimonta con la complicità involontaria di Bonucci. Il pericolo si ripete anche dopo il raddoppio su rigore dell’argentino, mostrando un limite forse insormontabile.

Ma siccome non tutti i mali vengono per nuocere, potrebbe essere questa la molla cha fa compiere all’allenatore bianconero uno storico passaggio: dai cosiddetti risultatisti – e il lettore perdoni il terribile neologismo – ai giochisti. Perché per difendere il risultato la Juve di Dybala non ha che un modo: attaccare, attaccare, attaccare. Così è se, se vi pare. E se vi piace. 

Dybala risolleva la Juventus

Guarda il video

Dybala risolleva la Juventus

Precedente Lazio in trasferta a Marsiglia: i dettagli di un viaggio a rischio Successivo Video/ Siviglia Lille (1-2): gol e highlights, ribaltone francese! (Champions League)