Juve, contava solo vincere

Finalmente Vlahovic. Finalmente Chiesa. Finalmente in gol. Ci sono due firme eccellenti in calce alla qualificazione della Juve ai quarti di finale dell’Europa League, guadagnata nel primo tempo con una determinazione pari all’inopinata sofferenza accusata nel secondo, seppur giocato tutto in superiorità numerica. Ma la Juve è questa e, mai come nel suo annus horribilis, il passo avanti nella seconda competizione Uefa può risultare corroborante. Soprattutto, se, in primis, torna a segnare l’attaccante più forte, più importante e, sino a Friburgo, assillato dal mal di gol, alla buon’ora esorcizzato su calcio di rigore. Se poi ad affiancarlo c’è il campione d’Europa, il sospirone viene naturale. 

Vlahovic, il bomber si è sbloccato

Nel primo tempo, Vlahovic ha ricevuto la prova provata che non bisogna mai mollare, sebbene il Var gli abbia strozzato in gola l’urlo liberatorio, lanciato dopo avere segnato quella rete annullata per fuorigioco di rientro. Come già contro la Samp, Dusan ha giocato con tutta la rabbia che ha in corpo, incurante delle ruvide carezze di Gulde. Pure Kean si è dato molto da fare, nell’evidente tentativo di farsi perdonare l’espulsione di Roma. Tant’è vero che il suo tiro respinto da Flekken, ha originato l’azione dalla quale è scaturito il rigore trasformato proprio da Vlahovic. L’ha calciato male, ma chi se ne importa: contro la Samp l’aveva tirato benissimo, però il pallone era stato respinto dal palo alla destra di Turk. Dopo un mese, il bomber si è sbloccato, firmando il ventesimo gol alla quarantottesima presenza in bianconero: non male come media, nonostante tutto. Nella circostanza, il centravanti si è pure liberato dell’arcigno Gulde, espulso per doppia ammonizione. Il Var ha tolto, il Var ha dato a Vlahovic e a Chiesa la gioia che cercavano e cercava la Juve. La squadra è stata protagonista di una partita dai due volti, essendo spesso adusa complicarsi la vita, come nello splendido Mooswaldstadion. Lì, il Friburgo non perdeva da quindici partite di fila, avendo incassato l’ultima sconfitta casalinga il lontano 12 agosto 2022. In undici contro dieci per tutto il secondo tempo, la Juve ha peccato di superficialità sistematicamente frustata dalle urla di Allegri, troppo navigato per non sapere quanto rischiosa fosse quell’arruffona supponenza. L’ha ribadito il secondo, grande intervento di un campione autentico qual è Szczesny, già protagonista nel primo tempo del fulmineo guizzo sul colpo di testa di Ginter, simile al prodigioso intervento di Onana su Taremi nel finale di partita interista a Oporto. Così, quando Gregoritsch ci ha riprovato, Szczesny ancora una volta ha risposto da par suo, frustrando l’orgoglioso Friburgo. Come se Gulde non fosse stato espulso, la Juve è riuscita a patire ambasce nella partita che avrebbe potuto dominare in lungo e in largo come, prima la traversa e poi il gol di Chiesa all’ultimo minuto, hanno mostrato. Tant’è. Mai come stavolta, contava solo vincere. Dicono sia questa la regola della casa, anche nei tempi magri. 

Allegri sorride a metà: "Bene Vlahovic e Chiesa ma nel secondo tempo..."

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Allegri sorride a metà: “Bene Vlahovic e Chiesa ma nel secondo tempo…”

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