Juve, che serataccia! Si fa riprendere dal Venezia e perde Dybala per infortunio

Avanti con Morata al 32’, Allegri si fa riprendere al 10’ della ripresa. La Joya fuori al 12’ per un infortunio al ginocchio destro

Una perla di Mattia Aramu, 26enne torinese di Ciriè cresciuto nel vivaio granata, un tiro da fuori che al 10’ della ripresa si infila nell’angolino beffando Szczesny, impone un meritato pareggio (1-1) che sa di sconfitta alla Juventus. Sul campo del Venezia neopromosso e orgoglioso quintultimo, Allegri inciampa in Laguna non dando seguito al buon periodo da quattro vittorie in cinque partite per riavvicinarsi alla zona Champions. Avanti alla mezzora con Morata, invece di mettere la partita in ghiaccio si fa riprendere sparendo nella ripresa, anche se la notizia ancora peggiore – in attesa degli esami – rischia di arrivare dall’infermeria, con l’ennesima uscita anzitempo (al 12’) di Paulo Dybala: dai primi riscontri un infortunio al ginocchio destro, subito fasciato, di cui gli accertamenti delle prossime ore chiariranno meglio i contorni.

KAIO E RIPARTENZE

—  

La scelta del Venezia è assorbire e ripartire più veloce possibile, dando un paio di brividi alla Juve: a metà primo tempo serve un salvataggio di De Ligt con la gamba di richiamo su Johnsen poco sveglio col pallone tra i piedi in area, e un quarto d’ora più tardi con Crnigoj a chiudere con un tiro da fuori una ripartenza forte di Busio che aveva tagliato in due il rientro bianconero. Ma la partita si fa di là. L’uscita al 12’ di Dybala infortunato chiama Allegri alla scelta di Kaio Jorge, che entra poco timido e subito ha una palla gol, toccando sopra la traversa una palla molto invitante a due metri dalla porta da una sponda di testa di De Ligt su corner. E al 40’ se ne ricava un’altra, tagliando in area su un filtrante da destra di Bernardeschi, ma niente. La sua chimica con Morata non è scontata: Max la cerca chiedendo al brasiliano la profondità e allo spagnolo forse non di fare il “10” ma certo di venire incontro per il lavoro di cucitura e rifinitura. Poi i ruoli si invertono, e ne nasce qualcosa di buono.

FASCE BIANCONERE

—  

Col 4-2-3-1 mutato dalle scelte, oltre che dalle circostanze, nel contiguo 4-4-2, la visione di Allegri è cercare l’ampiezza, più possibile, per aggirare la densità del Venezia nella fascia centrale del campo che la Juve prova a superare in avvio con un paio di tiri da fuori di Dybala e Cuadrado: col colombiano e Bernardeschi sulla trequarti con licenza di accentrarsi, ad aggirarla sono De Sciglio e soprattutto Pellegrini che partono da lontano e in sovrapposizione incidono anche di più. Al 28’ l’ex romanista sulla sinistra salta l’uomo e innesca Morata in area: diagonale largo. E’ la prova generale: al 32’ ancora da sinistra un cross tagliato sempre di Pellegrini ha solo bisogno di un tocco impercettibile di Morata per anticipare Caldara sul primo palo e insaccare lo 0-1. Tre minuti dopo su invito stavolta da destra di De Sciglio lo spagnolo raccoglie a rimorchio dal limite e sfiora il raddoppio, come Cuadrado che al 45’ in contropiede spara da fuori invece di crossare. Andare al riposo sullo 0-2 sarebbe stato utile.

PARI E CONFUSIONE

—  

Dagli spogliatoi la Juve torna meno padrona del campo, non schiacciata ma neanche intraprendente. Quanto basta al Venezia per prendere fiducia pungendo, non più in contropiede ma col tiro da fuori trovando il punto giusto tra linea di difesa e mediana bianconera. Al 50’ Busio da fuori se la mette su destro e blocca Szczesny, al 55’ arriva il pareggio: è Aramu che, con di fronte un muro qualche metro più avanti ma nessuno in pressione al limite, indisturbato riesce a piazzare il mancino nell’angolino di sinistra e buca Szczesny. Confusa, lunga e certo mai ficcante, la Juve ci prova con l’impeto: al 65’ una botta fortissima di Bernardeschi trova il riflesso incredibile di Romero a respingere in angolo, al 70’ una rubata di Morata prova a innescare Kaio Jorge anticipato in corner, al 75’ una sbracciata in area di Ebuhei puntato in uno contro uno dallo spagnolo fa urlare al rigore. Niente. Anche il triplo cambio (Kean, Bentancur, Alex Sandro) arrivato solo a un quarto d’ora dalla fine e la scossa finale con l’ingresso di Soulé cambiano il finale grigio: altro che filotto. La Juve ritrova sé stessa, nel senso che torna la squadra per gran parte della stagione distante nel profitto da quelle prime in campionato saldissime in zona Champions, sempre più lontana.

Precedente Infantino: “Renderemo il calcio inclusivo. Superlega? Crea disuguaglianza” Successivo "Ranking Serie A": domina... la Juventus. Poi ci sono Inter e Napoli