Juve-Cagliari: la giocheranno così

Juve-Cagliari: la giocheranno così
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Bacconi anticipa la gara in programma allo Stadium dopo la sconfitta dei bianconeri con l’Intertwitta

TORINO – Ritornare sui perché della sconfitta del Meazza è quasi obbligatorio per affrontare al meglio la gara col Cagliari. Un impegno casalingo che sulla carta si annuncia facile, ma che nasconde insidie psicologiche da non sottovalutare. Sotto processo sono finite le scelte di Allegri e, prima ancora, di mercato. Si dovrà quindi ripartire con idee nuove in ogni reparto puntando sulle soluzioni più logiche, alla luce dei problemi evidenziati.

MAI PIU’ SENZA HIGUAIN

Problema intensità Il primo aspetto da analizzare e risolvere è quello dell’intensità rispetto ai competitor, e non mi riferisco solo all’Inter di domenica scorsa che ha corso a una velocità media di 8,2 km/h contro quella di 7,8 dei bianconeri. I parametri atletici che possiamo prendere in considerazione in maniera obiettiva sono la quantità e la qualità della corsa. Due indicatori non necessariamente inversamente proporzionali. Il confronto col Napoli è impietoso. Nelle prime 4 gare di campionato la squadra di Sarri ha corso 1700 metri in più dei suoi avversari. La Juve quasi 1000 in meno. Si obietterà, giustamente, che i calciatori non sono maratoneti e che quindi serve altro. In effetti serve anche altro. Ad esempio avere una buona fetta di questo chilometraggio percorso a velocità sostenuta o addirittura in sprint. La quota media di corsa ad alta intensità del Napoli è dell’8,1%, quella della Juve si ferma al 7,3%.

Un gap strutturale Il vero problema è che il gap, secondo me, è strutturale, non dipende dal momentaneo stato di forma dei giocatori. Questo è il vero motivo che ha indotto Allegri a far giocare Mandzukic. La Juve ha bisogno di ritrovare quell’intensità di corsa (soprattutto in fase di non possesso) che ha perso progressivamente negli anni in mezzo al campo vendendo centrocampisti di grande generosità atletica come Vidal e Pogba e dovendo fare a meno forzatamente anche di Marchisio. L’idea Pjanic metodista è fallita perché il bosniaco oltre a non avere la giocata veloce e geometrica ha poca intensità di corsa. Pjanic si muove più di tutti (circa 12 km a partita) ma solo il 4% a giri pieni. Tanto per dare al lettore un benchmark, Alex Sandro ha corso contro l’Inter un chilometro in meno ma con una quota di alta intensità pari all’11%. Lemina che pure non è un fulmine di guerra, è vicino al 6% medio.

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