Juve, Allegri ha capito come colpire il Siviglia: tutto in una notte

Tapas y bocadillos. Sembra un anticipo di estate, anche se il cielo nuvoloso ha fatto scendere (così per dire) il termometro a 27 gradi. Un caldo esagerato. Il barrio di Triana, sulle sponde del Guadalqivir, all’ora di pranzo è tappezzato di ombrelloni e di tavoli all’aperto. La siesta andalusa non inganni Allegri e la Juve. Questa sera dovranno assorbire e superare il ruggito del Ramon Sanchez Pizjuan. Il Siviglia, nella fase a eliminazione diretta di Europa League, non ha mai perso una doppia sfida giocando il ritorno in casa e ha superato il turno in tutti e nove i casi: 24 vittorie in 27 partite nel suo fortino dipinto di rosso e popolato da 44 mila tifosi. Sold out. Chi vince, passa e vola a Budapest. Il record appartiene agli spagnoli: dopo essersi imposti per due volte in Coppa Uefa, hanno vinto il torneo in quattro diverse edizioni (2014, 2015, 2016 e 2020) e ora sognano di proseguire sino al 31 maggio, altrimenti rischierebbero di rimanere esclusi dall’Europa o di ripartire dalla Conference nella prossima stagione. Sono decimi nella Liga. 

Siviglia-Juve, la probabile formazione di Allegri: idea Kean con Di Maria

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Allegri e le analogie con Mourinho

Allegri deve fare fuori la regina del torneo in 90 o 120 minuti, ma l’attesa e l’emozione di una finale anticipata lo esaltano come se fosse Champions, così ha raccontato. Serve la classica partita da Juve: personalità, strategia e corto muso. Basta un gol in più, sul filo dell’equilibrio, per volare in Ungheria. Completerebbe la rinascita del calcio italiano più autentico, a maggior ragione se Max trovasse la Roma del suo amico Mourinho. Alcune analogie lo accostano allo Special One. Il tecnico livornese, eliminando il Siviglia, diventerebbe il quinto dopo Simeone, Benitez, Klopp e Mourinho a raggiungere la finale di Europa League dopo aver giocato quella di Champions. Si chiama attenzione al risultato, l’unica cosa che conti veramente. E’ un passaggio delicatissimo, forse epocale, dentro una stagione da incubo, condizionata dai processi e dalla penalizzazione, tolta e ancora pendente sulla testa del club bianconero. Non si era mai vista una squadra costretta a giocare per mesi con un punto interrogativo accanto alla classifica e senza conoscere i propri obiettivi. La Corte di Appello della Figc si esprimerà lunedì 22 e poi bisognerà attendere il giudizio dell’Uefa. E’ dura sfangarla nei tribunali sportivi, ma l’emergenza ha compattato il gruppo e lo ha aiutato a uscire dalla crisi. Pensate un po’. La Signora rischia l’esclusione dall’Europa per il caso plusvalenze e la manovra stipendi nell’anno in cui può tornare a vincere e ha raccolto le critiche più feroci per l’assenza di un gioco codificato. Significativi i risultati sul campo. 

Juventus, la storia delle finali europee

L’ultima finale risale alla notte di Cardiff nel 2017. Era Champions. I bianconeri si arresero al Real Madrid. Due anni prima a Berlino erano stati respinti dal Barcellona. Un titolo europeo sfugge dalla stagione 1996/97. La Juve di Lippi piegò il Psg nella doppia finale della Supercoppa Uefa tra i vincitori della Coppa Campioni e della Coppa delle Coppe. Conte, nel 2014, non riuscì a eliminare il Benfica nella semifinale di Europa League, perdendo l’opportunità di giocare la finale di Torino. Giovedì scorso, dopo un primo tempo riempito da enormi sofferenze (12 tiri, altre 4 occasioni concesse oltre al gol di El Nesyri), il campo dell’Allianz ha invece fatto intravedere degli spiragli in cui infilarsi. Allegri ha sistemato la Juve sulle fasce e ha preso le misure al Siviglia, assai meno pericoloso, complice l’infortunio di Ocampos. La difesa dovrà fermare il centravanti marocchino, 9 gol in 13 partite al Pizjuan dopo il Mondiale. Il fattore Di Maria, la resilienza e un bel contropiede possono spingere Max verso il traguardo.

Juve, rifinitura mattutina pre-Siviglia: Allegri parla alla squadra

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