Juric: “Toro, feeling immediato e scelta semplice. Al lavoro per migliorare”

Il tecnico nel giorno della presentazione: “Belotti? è un top player, vorrei rivedere quello degli anni scorsi. Sceglierà lui il suo futuro. La porta? Titolare Milinkovic Savic, Berisha secondo”

Dal nostro inviato Mario Pagliara

8 luglio – TORINO

“Ho scelto il Toro perché vedo una prospettiva. E la possibilità di creare un progetto importante”. Comincia da queste parole l’avventura di Ivan Juric al Torino, presentato in un giovedì pomeriggio torinese di pioggia abbondante dopo il primo allenamento del mattino al Filadelfia. Poi Juric aggiunge anche altro, molto altro: “Quando esci da due anni come li ha fatti il Torino vuol dire che ci sono dei problemi strutturali, mentali, a livello dei giocatori. Adesso dobbiamo partire da questo, senza illudere nessuno: si riparte da un 17° e da un 16° posto degli ultimi due campionati. Ma sono convinto che ci sono le condizioni per migliorare, portando un modo di vedere il calcio aggressivo e propositivo, e cambiando il modo di lavorare. Quanti ancora non lo so, ma faremo dei passi in avanti”.

Non all’improvviso

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Il Toro non è entrato all’improvviso nella sua vita, visto che era stato corteggiato – come ha raccontato il presidente Urbano Cairo – già l’estate precedente. Dodici mesi dopo è scoccata la scintilla con il mondo granata, proprio nell’estate in cui alla porta di Juric hanno bussato tantissime società. “Ma con il Toro c’era questa sensazione di capirsi e di avere idee simili: la scelta è stata semplice – racconta il tecnico di Spalato -. Poi al Toro so di poter avere un gruppo di dieci-dodici giocatori, dai 25 anni in giù, sui quali posso contare e sui quali si può lavorare perché possono fare molto di più. Questo mi ha spinto molto. Qui al Toro vedo una prospettiva: è vero che partiamo da un livello molto basso, da un 17° e un 16° posto e in un ambiente non positivo, ma è uno stimolo importante per far crescere questa società e introdurre nuovi valori. Il nostro obiettivo è migliorarsi. Prima di dire di sì al Toro, la mia idea era trovare una squadra con giocatori interessante, giovani, che hanno fatto male e dove c’è possibilità di migliorare ulteriormente la squadra. Sono sicuro che qui possiamo creare qualcosa di davvero interessante”.

Il gruppo d’acciaio

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Juric non è allenatore che si nasconde o che fa pretattica in conferenza. “Qui c’è un gruppo di giocatori su cui voglio puntare. La prima cosa che ho detto al presidente è: ‘bloccate tutti, non mi vendete nessuno’, perché voglio prima vederli tutti in questa fase del ritiro per capire perché hanno giocato male. Qual è stato il problema. In questo gruppo so che ci sono alcuni giocatori che sono buoni e vanno bene, su altri ho dei dubbi e per questo voglio valutare se hanno lo spirito giusto per il gruppo che voglio creare”. Gli chiedono i nomi dei calciatori granata che ha già confermato, e lui risponde di slancio: “Bremer, Mandragora, Sanabria, Buongiorno, Lukic, Singo, Vojvoda, Aina, tutti loro possono crescere ancora tanto. Tanti possono fare di più e meglio, hanno lo spirito giusto ma devono liberarsi. Dobbiamo portare un altro spirito, freschezza e valori nuovi”.

Belotti

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Tocca pure il tasto Belotti. “Belotti è un top player: il modo di fare il calcio di Belotti è bello, pulito. Quello che ho detto al Gallo è stato: ‘devi essere il Gallo degli anni precedenti’, perché quello degli ultimi mesi non mi è piaciuto. Per anni Belotti è stato fantastico, mentre da fuori ho notato che nell’ultimo anno non era il solito Gallo. Era diventato un po’ più normale. Per quale ragione non lo so. Lui è il capitano, adesso sceglierà lui se è il momento di cambiare e fare altro o se può presentarsi da me dicendomi: ‘sono il tuo capitano e andiamo a fare una battaglia”.

Motivazioni

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C’è un concetto che ripete più volte: “Non c’è posto per gente che non è contenta. Ho percepito in alcuni elementi saturazione e sofferenza: certi elementi si sono stufati un po’, c’è una sensazione di insoddisfazione”. Sarà rivoluzione? “No, le rivoluzioni non si possono fare. C’è una parte della rosa che è buona, dobbiamo metterne dentro pochi di spessore e qualche giovane. Abbiamo le idee chiare su quello che serve, ma bisogna avere spirito giusto di affrontare le cose. Spirito e voglia di fare sopperiscono a certe mancanze. Di certo, non ho chiesto nessuno e non chiederò alcun calciatore dell’Hellas”.

Il mio Toro e i portieri

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“Voglio giocare più aggressivo, senza paura, affrontando le partite attaccando. Mi sono creato nella testa il film di come sarà il nostro percorso triennale: devo dare segnali subito che il Toro affronterà la gara in un certo modo. Ci saranno giornate brutte, ma noi saremo aggressivi, tosti e vorremo vincere su ogni campo. Adesso devo dare un segnale alla squadra e alla società: sono convinto che se il presidente riesce a vedere quello che ho nella testa, poi si scalda. Perché voglio creare un Toro forte. E’ impossibile farlo subito, ma il segnale deve essere che ci stiamo lavorando da subito. E con il tempo poi migliorare”. Secco, poi, definisce le gerarchie dei portieri: “Titolare sarà Milinkovic Savic, Berisha sarà secondo”. Poi chiude con una battuta: “Certo, se la società mi spende i soldi come hanno speso l’anno scorso, io faccio la festa. Qui si è speso tantissimo, io non sono abituato a tutto questo lusso. Ve lo dico: a noi servirà molto meno, ma dobbiamo prendere gente giusta, giovani, e con tanta voglia”.

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