Jorginho: “L’Italia come il mio Chelsea. C’è voglia di stupire”

Dopo lo show inaugurale contro la Turchia, battuta per 3-0, la Nazionale del Mancio è pronta a tornare in campo per la seconda sfida del girone. “La Svizzera? Abbiamo guardato la gara contro il Galles, abbiamo visto un’ottima squadra che sa giocare a calcio, molto organizzata, con lo stesso allenatore da anni, e quindi dobbiamo stare attenti ai meccanismi che hanno giocando insieme da annile parole di Jorginho in conferenza stampa Hanno giocatori esperti, intorno al 10-15esimo posto nel ranking, quindi è una squadra a cui stare attenti e studiare per bene per cercare di vincere”.

Lippi: “Questa Nazionale ha lo stesso spirito del 2006”

Jorginho: “Non esiste un solo leader”

Leader di questa nazionale? Sono un giocatore che cerca di aiutare tutti, ci sono giocatori di grande personalità in questa squadra. Serve il mio aiuto, ma anche quello di tutti, ognuno ha qualcosa da aggiungere. Non esiste un solo leader. Dal mio aiuto a quello di Chiellini, di Bonucci, di Insigne, di Verratti, di Immobile, di Donnarumma. Tutti possiamo aggiungere e aiutare. Chi è sul campo rappresenta sempre questa nazione, abbiamo tanti ragazzi di qualità, possiamo sempre fare bene”.

Jorginho e l’emozione Champions

È stato veramente molto bello – ha detto a proposito della vittoria di Champions con il suo Chelsea – È difficile trovare parole per descriverlo, è vero. Devi vivere quelle emozioni per capirle. Porto ancora più fame di vincere qui, è stato bello e vorrei sentire quelle emozioni con la Nazionale. Questo gruppo somiglia al Chelsea: è meraviglioso, ha tanta fame, ha tanta voglia di dimostrare, dai più esperti ai più giovani. Tutti hanno voglia di fare qualcosa di importante. La somiglianza è il gruppo e la voglia di vincere“.

Jorginho: “Barella come Kanté”

Barella come Kanté? Si assomigliano come caratteristiche. Hanno potenza fisica, corrono per tutti, per 120′, coprono tanto il campo. Devo dire che mi danno una grossa mano a centrocampo sul recuperare palloni. Credo che Nico assomigli molto a Kanté”. Sul suo percorso da giocatore invece ha dichiarato che “il merito è di tutti quelli che ho incontrato, di tante persone che ho incontrato. Di tutti gli allenatori, dalla Berretti, quando sono arrivato in Italia, poi in C2, poi Mandorlini, poi al Napoli con Benitez, poi Maurizio Sarri. Poi al Chelsea con lui. È merito di tutti che ho incontrato: ho sempre cercato di imparare da tutti“.

Jorginho: “Tante partite una dietro l’altra”

Vincere è bello, dobbiamo essere felici delle vittorie. Festeggiamo quando si vince, è giusto, sempre, farlo. È una competizione difficile, non ho visto niente di eccessivo sulle celebrazioni della prima vittoria. Questa squadra non perderà mai l’umiltà e la fame di vincere. Gioire è giusto, vincere è sempre bello. Lavoriamo tanto per quello, quando si vince è giusto festeggiare. Hai raggiunto i tuoi obiettivi ma la prossima è sempre più difficile e poi ancora e ancora e ancora. Sono tante, tantissime partite, una dietro l’altra. Fai fatica anche ad allenarti. Avendo tante partite ravvicinate così, non riesci neanche ad allenarti – la ‘critica’ al calendario – recuperi e giochi, recuperi e giochi. Tanti infortuni arrivano da quello. Se potessero darci una mano non sarebbe male“.

I modelli di Jorginho

Da piccolo guardavo Ronaldo, Ronaldinho, Kakà. A 13 anni ho incontrato un allenatore che mi ha messo più dietro, davanti alla difesa. Ho iniziato a guardare più Pirlo e Xavi. Guardandoli giocare mi sono ispirato a loro: sul mio ruolo devo dire loro come modelli”.

Jorginho e gli auguri a Eriksen

Siamo al centro dello spettacolo ma il calcio va oltre a quello. La passione dei tifosi, il lavoro dietro le quinte di chi ci aiuta tanto, di quello non si parla molto. Il calcio è bello anche per questo, non solo per quello che avviene in campo. Quel che è successo ieri è veramente forte. L’ho sentita molto: in quel momento pensavo ai compagni, ai tifosi, a sua moglie che stava lì. A nome di tutti noi, faccio un grande in bocca al lupo a Eriksen, alla sua famiglia. Gli dico di essere forte“.

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