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Jorginho e Verratti, due palleggiatori contro il pressing

Avversari aggressivi, ma sappiamo come reagire. Sulle fasce decisivi i duelli di Berardi e Spinazzola

Vedremo che tattica sceglierà Franco Foda, c.t. tedesco dell’Austria, figlio di un italiano nato a Vittorio Veneto. Piave e contrattacco o assalto alla trincea italiana? La duttilità è una buona qualità dei nostri avversari che sanno passare con disinvoltura dal 3-5-2 al 3-4-2-1, dal 4-3-3 al 4-2-3-1.

Coraggio o no?

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La tentazione austriaca è di provare a incartare un avversario più forte, sporcare la partita e cercare di trascinarla ai calci di rigore. Però Turchia, Svizzera e Galles, che hanno provato ad aspettarci con linee strette, sono finiti male. Nella consapevolezza che l’Italia, dotata di qualità e individualità superiori, un gol prima o poi lo fa, Foda potrebbe anche imporsi il coraggio di venirci a pressare in casa, come ha fatto con l’Ucraina, sorprendendola. In mezzo al campo ha gli uomini di gamba e di forza per farlo, a cominciare da Sabitzer, l’indemoniato soldatino del Lipsia, educato alla ferocia agonistica da Nagelsmann. Guastatore sul fronte offensivo, alle spalle di Arnautovic, potrebbe toccare a lui, in fase passiva, mordere la prima impostazione di Jorginho. Il branco lo accompagnerebbe nell’operazione di recupero, con lo stesso Arnautovic più avanzato a schermare Bonucci o il difensore che imposta e Schlager o Laimer in pressione su Verratti, il nostro secondo play. I terzini accorcerebbero in avanti per impedire lo scarico ai nostri esterni. Occhio a Baumgartner, giovane e talentuosa mina vagante sul centro-sinistra. Un agguato del genere all’inizio della partita ha stordito l’Ucraina che ha faticato a reagire nel resto del match. Ma un conto è farlo contro la squadra di Sheva, un conto contro quella di Mancini. Anche perché gli austriaci sono più stanchi di noi: hanno viaggiato di più, hanno riposato un giorno in meno e Foda non ha potuto permettersi un turnover di otto uomini come ha fatto Mancini. Comunque, nel caso l’Austria trovasse il coraggio di aggredirci, abbiamo gli anticorpi giusti: Jorginho e Verratti hanno la qualità per uscire in dribbling dalla pressione e sanno palleggiare in un fazzoletto per rialzare la palla. Di sicuro non passeremo la partita chiusi in scatola. Come abbiamo sempre fatto, occuperemo il centro del ring dove potremo spendere la nostra maggiore qualità tecnica per intimidire gli avversari. Contro un’Olanda nettamente superiore, l’Austria non ha alzato la cresta come con l’Ucraina. Non c’è stato match. Dovremo essere bravi a ricreare quella stessa situazione psicologica.

Spina nel fianco

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I duelli di fascia Lainer-Spinazzola e Berardi-Alaba diranno tanto del match. I due esterni austriaci, molto offensivi, si fanno sorprendere spesso alle spalle. Potrebbe essere una buona chiave per noi: la palla sopra per far correre Spinazzola nella profondità. Potremmo vendemmiare molto anche dalle incursioni centrali di Berardi e Insigne. I due esterni, sterzando verso il centro del campo con il piede forte, hanno la tecnica per far male a una linea statica e spesso mal disposta. Confidiamo nei gol di Immobile, laziale come Chinaglia, che aiutò Capello a sconsacrare il tempio nel ‘73.