Jankto sul coming out: “Reazioni ottime in alcuni paesi, altri sono omofobi”

Jankto si sente più libero oggi rispetto a poche settimane fa. Intervistato da Marca spiega come è cambiata la sua vita dopo il coming out

Jakub Jankto si sente più libero oggi rispetto a poche settimane fa. Dopo averci riflettuto per mesi, il 13 febbraio ha annunciato di essere omosessuale. I suoi genitori, la sua ex moglie, il suo allenatore e i suoi compagni di squadra dello Sparta Praga sono stati i primi a conoscere la notizia che, mesi dopo, ha deciso di condividere con il mondo. “Sto molto bene. Sono state tre settimane difficili, soprattutto la prima, perché non sapevo cosa aspettarmi. Ma le reazioni sono state perfette in Repubblica Ceca, Spagna, Italia… Sicuramente questo ti aiuta molto a continuare, a vivere e ad essere concentrato sul calcio, che è la cosa che viene prima di tutto per me. Prima il calcio. Poi posso concentrarmi su altre cose“, racconta il giocatore dello Sparta Praga a Marca.

“L’anno scorso, i miei genitori e la mia ex moglie sono stati i primi a scoprirlo. Qualche mese fa l’ho detto ai giocatori e all’allenatore e abbiamo parlato di cosa fare e come continuare. Mi hanno detto che non c’erano problemi e questo aiuta molto, ma ho sentito che c’era qualcosa tra di noi, qualcosa che non posso descrivere esattamente, quindi ho deciso di dirlo a tutti. Quando sei il primo giocatore è un po’ strano, ma va tutto bene”.

“Quando ero piccolo e avevo quattordici o quindici anni sentivo che c’era qualcosa di diverso. Ho provato ad avere rapporti con le donne, ma sentivo che qualcosa non andava. Non aveva senso continuare così per tutta la vita perché vivi solo una volta e poi non c’è niente.  Ci sono molti paesi omofobi, ma non credo che la Spagna lo sia. In Italia, Repubblica Ceca o Spagna è più facile che, ad esempio, in Asia, Africa o Qatar. È più facile e ti aiuta”.

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