Ivan, dna Inter: “Conte un simbolo Juve? Non importa. Vidal ancora top, Sanchez…”

Il cuore nerazzurro di Ivan: “Antonio è qui per lo scudetto, il resto non conta. Icardi? Quanto mi piaceva, spiace per come sia finita”. Sul club: “Fondamentale il mio amico Zanetti”

Francesco Fontana @fontafrancesco1

13 marzo – Milano

“Vuole farmi quella domanda, lo so bene, ma con me non funziona. Dico solo che lo spero, niente di più: la certezza non c’è, anche perché ogni volta ripetiamo che sarà l’anno buono…”.

Scherza Ivan Zamorano, che da Miami – dove vive e lavora come opinionista per la rete Univision – spinge la sua Inter. Se fosse possibile, il suo posto a San Siro lo occuperebbe di certo. Perché quando ha potuto, non è mai mancato (indimenticabili alcuni suoi video nei quali esultava come un vero ultrà).

Zamorano, un giudizio su questa Inter (anche) cilena.
“Ovviamente l’ho sempre seguita al 100%, è nel mio cuore: da un po’ la seguo anche di più proprio per la presenza di Vidal e Sanchez. Sento spesso entrambi, sono felici e carichi per il rush finale di stagione: peccato solo per l’infortuno di Arturo. Quando tornerà a disposizione il suo contributo, da grande calciatore qual è, non mancherà”.

Qualcuno, però, si interroga su un’eventuale permanenza.
“È una questione da sottoporre alla società e al ragazzo, io non posso dire molto. Mi limito a parlare dell’aspetto tecnico: dà sempre l’anima, a volte fa bene e altre no, ma cuore, polmoni, grinta e attaccamento alla maglia non mancano mai”.

Nerazzurro a 33 anni: un peccato che sia arrivato così tardi?
“Spesso nel calcio manca l’equilibrio: se ne hai 18-19 sei troppo giovane, a 33-34 sei vecchio e da buttare. Ciò che conta è la qualità: mi riferisco, per esempio, a Buffon che a 43 difende la porta della Juventus. Se Arturo riesce a fare la differenza, la carta d’identità vale zero. Il suo contratto scadrà nel 2023, mi auguro di vederlo ancora con i nostri colori”.

Alexis, invece, quando serve risponde.
“Da tempo ha raggiunto il top della condizione, fisica e mentale. Se sta bene, nessuno lo ferma. Peccato sia un’alternativa e non un titolare, ma sa: ci sono Martinez e Lukaku…”.

Oggi chi è Lautaro?
“Un bomber, un grandissimo giocatore. Abbiamo la fortuna di avere tre attaccanti formidabili: fatico a individuare in Europa squadre con un reparto così formidabile. Nemmeno Barcellona, Real Madrid e Juve possono permetterselo”.

Impossibile pensare a un tridente puro?
“Dipende da vari aspetti: per esempio dall’idea di Conte, dal tipo di partita e dall’avversario che va ad affrontare. Io, da ex attaccante, sposo questa possibilità e mi piacere vederli presto insieme”.

L’ha sorpresa Lukaku?
“No, ormai è un top player. Nel mondo, parlando di centravanti pur, solamente Lewandowski e Haaland sono al suo livello”.

Lei era un tifoso di Icardi.
“Mi è sempre piaciuto e i suoi gol non sono mai mancati, spiace per come sia finita: avrebbe potuto rappresentare il futuro. Ma lo sappiamo: nel calcio cambia tutto molto velocemente… In ogni caso, lo vedo felice al Paris Saint-Germain”.

Su Conte ha un’idea precisa.
“Interista o meno, non deve importare. Non voglio un allenatore-tifoso, bensì un professionista: uno in grado di valorizzare al meglio la propria rosa. In passato, quanti tecnici hanno fatto la storia in un club, legandosi anche a livello affettivo, e in quello successivo? Antonio è un lavoratore assoluto: ha vinto parecchio alla Juventus ed è un loro simbolo? Non mi interessa. La sua missione è una sola: riportare lo scudetto a Milano”.

Ma quindi è l’anno buono?
“(Ride, ndr). Non ci casco, pensiamo a una partita alla volta”.

Campionato finora positivo, ma l’Europa…
“È la macchia, considerando inoltre che siamo reduci da due eliminazioni consecutive ai gironi. L’Inter è da Champions, neanche da Europa League: il livello è alto, questa squadra avrebbe potuto lottare per arrivare in fondo. Speriamo di farcela nella prossima stagione”.

Situazione societaria: preoccupato o incuriosito?
“Circolano tante informazioni, chissà quante effettivamente sono reali… Penso che la cosa più importante è che venga rispettata la storia del club, sempre con il mio caro amico Zanetti a rappresentarci: la sua presenza era, rimane e sarà sempre fondamentale”.

Anni fa sperava di vedere, un giorno, Sanchez a Milano: oggi chi vorrebbe?
“Nessuno, in particolare. L’Inter ha una plantilla forte, completa e competitiva in tutti i reparti, con due uomini per ogni ruolo. Più che agli acquisti, penserei a recuperare chi ha giocato meno e che, per un motivo o per l’altro, ha reso meno. L’esempio migliore è Eriksen: faceva fatica, da un po’ sta garantendo un rendimento ottimo. Un gruppo che punta a vincere lo scudetto non deve pensare di avere undici titolari, c’è bisogno di tutti”.

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