Italia, Sirigu risponde a Marotta: “La Nazionale? E’ più sicura dei club”

FIRENZE Salvatore Sirigu difende con passione le nazionali, accusate dall’amministratore delegato dell’Inter Beppe Marotta di mettere a rischio contagio i calciatori: “Vestire la maglia della nazionale è un motivo di orgoglio per chiunque, chi fa parte di questo gruppo è onorato aldilà dell’importanza della partita. Giocare per l’Italia è già la cosa più importante che possa esserci per un professionista – le parole del portiere del Torino in conferenza stampa – è un momento particolare, è normale che le società e i dirigenti abbiano paura di non poter controllare i loro tesserati e quindi si hanno dei dubbi. Ma questo è comprensibile. Poi in nazionale il protocollo è ancora più rigido perchè siamo anche isolati”. “I viaggi sono fatti in massima sicurezza, purtroppo la pandemia non è controllabile, ma si può ridurre il margine di contagio usando la massima attenzione – dice ancora Sirigu – l’importanza della nazionale è indiscussa anche solo per i giocatori che ne fanno parte“.

MAROTTA SI SCAGLIA CONTRO LE NAZIONALI

Sirigu e le difficoltà del Torino

Facciamo controlli, viaggiamo in massima sicurezza e come è stato anche nell’ultima trasferta sempre tutti con la mascherina, insomma cerchiamo di rispettare al massimo la prevenzione – spiega Sirigu – è vero, possiamo contagiarci in nazionale, ma ciò può accadere anche con i club. Può starci questo clima di perplessità ma l’importanza della nazionale è indiscussa e lo è anche per i calciatori che ne fanno parte“. Il portiere sta attraversando un momento non facile nel Torino, anche a livello individuale: “Nuvola nera? Spero vada via, ma non credo molto a queste cose. Se devo fare una analisi sul primo periodo a Torino devo dire che è preventivabile passare un periodo critico, perché non abbiamo avuto il tempo per metabolizzare le scorie, né di lavorare con il mister. Stiamo lavorando molto, ma stiamo costruendo, siamo consapevoli di dover passare periodi difficili. Ora c’è la nazionale, serve mentalmente per staccare un po’. Poi, quando tornerò a Torino, mi dedicherò come prima, o anche di più, al nostro progetto“.

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