Italia, servono azzurri da Champions

FIRENZE – Mancini sembra diventato Indiana Jones. Cerca nella giungla del calcio italiano la fertilità del talento non ancora sbocciato. Scounting, non solo ct. Gli servirebbero un altro Zaniolo, un nuovo Tonali, un gemello di Bastoni. Serve il ricambio per la ricostruzione. Mica semplice. E chissà se il tempo, per quanto il Mondiale 2026 sia lontano, gli basterà per piantare il nuovo seme azzurro a Coverciano. Quei tre nomi, però, non sono usciti a caso. Perché c’è un altro aspetto su cui il ct insiste e non può intervenire. La Nazionale ha bisogno di azzurri da Champions, nella scia di Verratti e Jorginho, non a caso riferimenti al Psg e al Chelsea. Più alzi il livello, più diventi forte. E gli italiani devono giocare in Europa, essere protagonisti nei club. Solo così potremo tornare ad avere un’Italia competitiva, all’altezza della tradizione. Puntuale la riflessione di Demetrio Albertini, presidente del settore tecnico della Figc. «Una volta la Nazionale era formata da calciatori che lottavano per lo scudetto e giocavano in Coppa Campioni. Oggi hanno più presenze in maglia azzurra che in Champions».

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Caso Verratti

Il blocco Juve di Bearzot non sarà replicabile, ma una crescita del prodotto indigeno restituirebbe sostanza al calcio italiano. A Coverciano un giocatore viene definito di riconosciuta esperienza internazionale soltanto se ha superato le 50 o 60 presenze in Champions. E’ quello che manca in larga parte ai nostri, schiacciati dagli stranieri nel nostro campionato e devoti alla famiglia, alle abitudini consolidate, poco predisposti al rischio. Nessuno va all’estero. Provate a togliere Verratti, transitato dal Pescara alla Ligue 1 senza aver mai giocato una partita in Serie A. Gli altri? Siamo l’unico Paese, tra i produttori di talento calcistico, a importare e non esportare. Non funziona così nel resto d’Europa, ancora meno in Sudamerica.

Italia, l'Argentina si avvicina: anche Mancini in partitella

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Italia, l’Argentina si avvicina: anche Mancini in partitella

Paradosso Spina

Basta controllare i numeri. Un’analisi di Argentina e Germania, le prossime due avversarie degli azzurri, racconta la differenza enorme in termini di esperienza: 630 presenze in Champions nel totale dei 29 convocati della Seleccion di Scaloni per la Finalissima di Wembley, il conto sale a 829 sommando i 27 tedeschi chiamati dal ct Flick per il girone di Nations League. E gli azzurri del ct Mancini? Appena 580 presenze con un numero più alto di giocatori, ben 37, chiamati a Coverciano. Dentro ci sono anche le 74 partite di Champions di Giorgio Chiellini, al passo d’addio con la Nazionale dopo aver appena salutato la Juve. Bonucci (78), Verratti (72), Florenzi (47) e Jorginho (appena 33) i più esperti. La tabella aiuta a capire. Donnarumma ha debuttato quest’anno in Champions con il Psg. Lo stesso discorso vale per Locatelli (7 con la Juve) e Tonali (6 con il Milan). Barella e Bastoni, con l’Inter, hanno cominciato in leggero anticipo. Ecco perché Mancini, parlando di Scamacca e Raspadori, ha una preoccupazione: continuino a giocare da titolari, con continuità, a maggior ragione se dovessero trasferirsi. Passare dal Sassuolo alla panchina di una big interromperebbe il percorso di crescita. Una curiosità relativa a Spinazzola, esploso con l’Italia all’Europeo: una sola presenza in Champions con la Juve (marzo 2019), tra i migliori in campo nella serata della tripletta di CR7 all’Atletico Madrid. A fine stagione venne ceduto…

Che differenza

Guardate l’Argentina e non c’è bisogno di soffermarsi sulla lunghissima esperienza di Messi, Di Maria e Otamendi. Dybala è cresciuto con la Juve. Tagliafico e Lisandro Martinez hanno conosciuto la Champions con l’Ajax. De Paul si è trasferito dall’Udinese all’Atletico Madrid. La Germania fa ancora più impressione e Flick sta rinnovando. Neuer e Muller sono i mostri sacri. Kimmich, a soli 27 anni, ha giocato 61 volte in Champions. Gundogan è il perno del Manchester City. La diversità è nell’impiego dei giovani. Musiala, appena diciottenne, segnò il suo primo gol all’Olimpico con la Lazio: nel giro di una stagione ha totalizzato 14 presenze in Champions con il Bayern. C’è la capacità di emergere all’estero: Rudiger, Werner e Havertz sono dei top al Chelsea. A noi manca il coraggio e servirebbe la materia prima. Tonali leader del Milan, Locatelli (e forse Miretti) al centro della Juve sono una traccia. Indiana Jones avrà bisogno anche di altri Pioli e Allegri.

Secondo allenamento a Coverciano per gli Azzurri

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Secondo allenamento a Coverciano per gli Azzurri

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