Italia, le lacrime di Spinazzola

Sono le lacrime di Spinazzola il fotogramma della favola. Lacrime dolcissime e disperate, fino allo stremo delle forze, fino al tradimento dei muscoli. Il suo sacrificio è il retrogusto più intenso in un cocktail di emozioni forti. Ti resta dentro più del guizzo caparbio di Barella, più della sublime geometria di Insigne. Perché il pianto dell’esterno azzurro è l’immagine dell’Italia che sa lottare, amare e soffrire. Pochi minuti prima di cadere, Spinazzola ha messo il suo corpo e il suo intuito a protezione della porta vuota, fermando con la coscia il pallone calciato da Lukaku e diretto in gol. La stessa coscia gli ha chiesto il conto subito dopo. Lui esce dal campo infagottato nella barella, ma per suo merito l’Europeo degli azzurri continua.
Questa non è solo la vittoria dei piedi buoni, ma anche dell’autostima, del coraggio, dell’organizzazione e della fatica. È la vittoria di una meravigliosa eccezione nel calcio dei club che declina, e nel Paese che il declino prova a metterselo alle spalle: la Nazionale. Che in una notte stupenda riporta l’Italia dov’è giusto che stia, ai vertici del calcio europeo. Ma soprattuto che dimostra quanto valga la pena di investire sui talenti italiani. Come ha fatto Roberto Mancini, virtuoso esempio di una leadership capace di cambiare. Perché capace di rischiare, anche sfidando un ambiente e un’opinione pubblica che temono il rischio.
Il Belgio, primo nel ranking europeo, era un buon motivo per un arrocco prudente. Lo abbiamo affrontato a viso aperto, spostando il baricentro più avanti possibile, rischiando di prendere il pareggio. E abbiamo dimostrato che il Belgio non è più forte dell’Italia. Che il bolide di De Bruyne non è più veloce dei riflessi di Donnarumma. Che la potenza di Lukaku non è irresistibile per l’esperienza di Chiellini. Che l’agonismo delle furie rosse annega tra il palleggio sapiente del centrocampo azzurro.
Da ieri sera sappiamo che la catena di successi dell’Italia non è un caso. E non è neanche l’effetto della debolezza degli avversari. Ma è il naturale esito di un lavoro eccellente e di una materia prima di grande qualità tecnica. Con questa consapevolezza inizia adesso un’altra partita. La più importante. Quella che non credevamo di poter giocare, ma anche quella che, in fondo in fondo, sogniamo da tempo. L’asticella del traguardo si alza. Con le aspettative e la coscienza dei propri mezzi, anche il coraggio e la leggerezza devono fare un salto. Verso l’ignoto. Mano nella mano con il nostro cittì.

Italia, il pullman azzurro dedica il coro a Spinazzola

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Italia, il pullman azzurro dedica il coro a Spinazzola

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