Italia-Galles: 5 giocatori azzurri in ginocchio per il Black Lives Matter, 6 restano in piedi

Prima di Italia-Galles cinque giocatori azzurri si sono messi in ginocchio per il Black Lives Matter. Sei sono rimasti in piedi. Quindi si può dire che l’undici titolare si è “spaccato” nell’adesione alla protesta. 

Va ricordato che si tratta di un gesto non obbligatorio. E che ogni atleta può decidere, in piena autonomia e libertà, di aderire o meno alla campagna arrivata dagli Stati Uniti.

Ma l’atteggiamento degli azzurri non è piaciuto a tutti i tifosi dell’Italia. Qualcuno sostiene che avrebbero dovuto inginocchiarsi tutti, altri che la Nazionale avrebbe dovuto trovare un atteggiamento comune. Difficile dare un giudizio su un comportamento personale che riguarda la sensibilità individuale di ognuno.

Italia-Galles: chi si è inginocchiato per il Black Lives Matter e chi no

Cinque azzurri si inginocchiano per mostrare sostegno alla campagna Black Lives Matter prima dell’inizio del match con il Galles. Belotti, Bernardeschi, Emerson, Pessina e Toloi si sono inginocchiati, come hanno fatto tutti i calciatori della nazionale gallese.

Dunque i sei che non si sono inginocchiati sono Donnarumma, Bastoni, Bonucci, Verratti, Jorginho e Chiesa. Stiamo parlando naturalmente dei titolari che il ct Mancini ha schierato nell’ultima partita del girone.

Marchisio critica gli azzurri che non si sono inginocchiati

Claudio Marchisio, ex giocatore della Juve e della Nazionale (oggi commentatore Rai), ha criticato gli azzurri che non si sono inginocchiati. “C’è libertà di scelta, ma questa è una protesta molto importante e avrei preferito che si inginocchiassero tutti gli azzurri”.

Anche sui social i giudizi sono divisi: molti hanno criticato i giocatori della Nazionale che sono rimasti in piedi. Altri hanno detto che avrebbero preferito un atteggiamento univoco di tutti i compagni di squadra.

Perché ci si mette in ginocchio per il Black Lives Matter?

L’usanza di mettersi in ginocchio per il Black Lives Matter è desunta dagli sport americani. Dopo la morte di George Floyd, afroamericano ucciso da un poliziotto durante un normale controllo, la protesta Blm è esplosa in tutte le città degli Usa. Era una comunità che si ribellava alle prepotenze e al razzismo dell’elite bianca.

Anche lo sport non è rimasto a guardare. L’Nba, cioè il campionato di basket più ricco del mondo (e uno degli sport più ricchi a livello globale) ha sposato la protesta che era partita dai campi di football. Prima delle partite, i giocatori si inginocchiano per ricordare gli afroamericani vittime di soprusi.

Va detto che negli Stati Uniti il tema è particolarmente sentito. Il giocatore più famoso dell’Nba (Lebron James) si è anche scontrato pubblicamente più volte con l’ex presidente Trump sui temi del razzismo e della diseguaglianza tra bianchi e neri.

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