Italia da record, cambia ma è sempre vincente: 1-0 al Galles e 1° posto nel girone

Terza vittoria su tre per la squadra di Mancini grazie a Pessina. Nella ripresa espulso Ampadu, Bale si divora il pari, ma passano anche i gallesi

Marco Pasotto

20 giugno – ROMA

Il rimpicciolitore. L’abbiamo usato di nuovo, stavolta per far diventare piccolo così il Galles. Se qualcuno aveva bisogno di un altro indizio, adesso appare evidente: non sono gli altri a essere scarsi, siamo noi che agli altri non permettiamo di giocare a pallone. L’Italia mette sotto il Galles, supera anche l’ultima curva del girone e conclude la prima fase in trionfo: 9 punti, 11 vittorie di fila lungo le quali non abbiamo preso nemmeno un gol, eguagliato il primato di 30 gare consecutive senza sconfitte firmato da Pozzo 82 anni fa. Una poesia, altro che biscotto: i biscotti nel ritiro azzurro sono proibiti, non fanno parte del menù.

Ce ne andiamo agli ottavi di Londra, sabato prossimo, da primi nel gruppo. E domani intorno alle 20 sapremo se ci troveremo di fronte l’Ucraina di Sheva o l’Austria. Stavolta decide Pessina, intelligente ad avventarsi su una punizione del sontuoso Verratti, un ritorno glorificato da una prestazione maiuscola. Una partita nel segno del turnover – ben otto novità – obbligato anche da un clima torrido. Il Galles, dopo i sorrisi con la Turchia, esce decisamente ridimensionato da questa sfida, ma si consola alla grande: ottavi di finale anche per i Dragoni di Page, che la spuntano sulla Svizzera per la migliore differenza reti. E si ritrovano in quella parte di tabellone oggettivamente più semplice a osservarla sulla carta.

LE SCELTE

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Mancini ha shakerato abbondantemente l’Italia, cambiandole volto per otto undicesimi rispetto alla Svizzera: confermati soltanto Donnarumma, Bonucci e Jorginho. Quindi tre novità in difesa (Toloi, Bastoni ed Emerson per Di Lorenzo, Chiellini e Spinazzola), due in mediana (Pessina e Verratti per Barella e Locatelli), tutto nuovo il tridente offensivo (Bernardeschi, Belotti e Chiesa per Berardi, Immobile e Insigne). In tribuna Chiellini, Florenzi e Berardi. Al debutto in questo Europeo tre azzurri: Bastoni, Emerson e Verratti. Page è stato molto più morigerato di Mancini. Tre cambi soltanto, ma diverso il sistema di gioco. Dal 4-2-3-1 al 3-4-3 (ma è stato soprattutto 5-4-1…), con un attacco formato da Bale a destra, James a sinistra e Ramsey falso nove, spesso a zonzo sulla trequarti per cercare di attirare – inutilmente – a sé qualche azzurro.

L’Italia si è trovata a recitare per la terza volta il solito copione. Palla fra i piedi, avversario chiuso, linee strette, la pazienza come virtù necessaria e di nuovo indispensabile per erodere piano piano il muro avversario. Solo che stavolta gli azzurri, governati da tanti interpreti diversi, per i primi venti minuti sono stati un po’ meno fluidi del consueto. Si è giocato quasi esclusivamente da una parte sola, ma sono mancati gli strappi necessari a creare superiorità numerica. Tant’è vero che dopo dodici minuti Mancini ha invertito gli esterni alti: Chiesa a destra, Bernardeschi a sinistra.

LE CHIAVI DELLA MACCHINA

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Una mossa che ha funzionato perché Federico ha fatto fare brutta figura a Williams più di una volta, piazzando in area palloni decisamente interessanti e provando anche la conclusione. Col passare dei minuti poi ci siamo alzati, guadagnando metri e chiudendo il Galles nel suo fortino, con Bale e compagni incapaci di ripartire. Dietro a tutto questo c’è un giocatore in particolare, ed è il nome più bello che potessimo fare: Verratti, che ha ripreso in mano le chiavi della macchina azzurra con una naturalezza disarmante. Come se il ginocchio destro non si fosse mai fermato.

Marco ha fatto girare la squadra piazzandosi qualche metro più avanti di Jorginho e Pessina a sua volta si è alzato spesso, trasformandosi praticamente in trequartista ufficioso in fase di possesso. Una sorta di mediana “a gradini” che ha alimentato bene le fasce, un po’ meno Belotti. Il Gallo ha cercato la profondità e ha fatto venire i brividi a Ward con un destro velenoso, e poi ha eseguito il suo solito lavoro: sacrificio e aiuto ai compagni le poche volte in cui la palla era fra i piedi gallesi.

FALLACCIO

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Il gol è arrivato al minuto 39, stavolta su palla inattiva: Verratti, con una punizione dal limite che lui stesso si era procurato, l’ha depositata morbida e invitante sulla corsa di Pessina, che l’ha ammaestrata di destro con una coordinazione perfetta. Due carezze, e azzurri avanti. Il Galles? E’ tutto nel colpo di testa di Gunter intorno alla mezzora: alto di un nulla, con Donnarumma immobile e brividi lungo tutte le schiene azzurre. La ripresa è iniziata con Acerbi dentro al posto di Bonucci, una punizione di Bernardeschi che si è infranta sul palo, ma soprattutto con l’espulsione di Ampadu (10’), entrato malamente sulla caviglia di Bernardeschi.

Una sorta di colpo di grazia per i gallesi, che si sono ulteriormente rintanati negli ultimi trenta metri davanti a Ward. Belotti ha messo a dura prova il portiere gallese, che in realtà non è stato chiamato a un numero illimitato di interventi in senso stretto, ma è stato costretto a vivere sul chi va là sino al fischio finale. Dall’altra parte invece Bale si è divorato un gol al volo. Irriconoscibile. Un’ultima annotazione sui cambi nella seconda parte della ripresa. Dentro Raspadori, Castrovilli e Sirigu: con un’Italia così, Mancini si è potuto permettere anche di regalare sorrisi extra.

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