Italia ancora fuori dai Mondiali. Troppo comodo dare colpa al c.t. Mancini. La crisi del nostro calcio è cominciata nel 2010. Mancano idee. E non solo

Due o tre cose bisogna pur dirle sulla mancata qualificazione dell’Italia ai Mondiali di calcio in Qatar . Certo, cosa da non crederci. Sconfitti in casa dalla modesta Macedonia. Un disastro. Peggio della sconfitta del 1966 con la Corea di Ciccio Kim, con Topolino Fabbri in panchina e grandi campioni in campo come Rivera, Mazzola, Facchetti. Ora ancora fuori. Se va bene, dodici anni sarà il tempo dell’assenza  tra l’ultimo Mondiale e il prossimo. Ripeto: se va bene. Dura da digerire. Nove mesi fa il trionfo di Wembley, oggi il tonfo al Barbera. Un KO clamoroso. Crudele. Detto questo facciamo alcune riflessioni.

Italia eliminata dai Mondiali, la crisi è iniziata nel 2010

1) Se ci pensiamo  bene, al netto della fede azzurra, la nostra crisi e’ cominciata nel 2010. Per favore non diamo colpe al c.t. Mancini. Sono 12 anni che le nostre squadre di club non vincono nulla a livello europeo. Dopo la Champions dell’Inter di Mourinho è calato il buio. Wembley è stata l’eccezione che ha confermato l’andazzo. Punto. E se scarichiamo tutto (e solo) sui tecnici – ieri Ventura, oggi il Mancio – non andremo da nessuna parte.

Il problema dei settori giovanili italiani: sono pieni di stranieri

2)Questa crisi – tecnica, di valori, di visione — ha una radice ben precisa. Continuiamo a comprare stranieri per i nostri club e pure i settori giovanili sono pieni di ragazzi provenienti dall’estero: siamo sicuri, come di Arrigo Sacchi, che questa sia la strada giusta e non, invece, il problema?

Nazionale eliminata dai Mondiali, il problema dell’arretratezza culturale

3) Ma c’è un guaio più grave di tutti. E questo guaio si chiama “arretratezza culturale “. Non ci sono idee nuove, si continua a ragionare come cinquant’anni fa. Si manda via il commissario tecnico, si esonera un allenatore, e si pensa di risolvere tutto. Non è così. Le altre Nazioni si evolvono e noi siamo fermi. I colpevoli non sono i giocatori o i tecnici. I responsabili sono altrove, sono “istituzionali” come sostiene l ‘Arrigo. Le società sono piene di debiti e continuano a fare le cicale prigionieri di agenti squali; gli stadi sono vecchi e ignorano le famiglie. Viviamo un campionato che arriva fuori. Meno del 38% dei giocatori è italiano. Solo Empoli, Cagliari e Sampdoria hanno nella rosa un numero di stranieri inferiore al 50%. Gli stranieri al via del campionato erano 341 su 545, pari al 62,7% del totale. Vengono da tutte le parti, anche dalla Nuova Zelanda, da Panama, Eritrea, Iraq, Corea del Nord, Mauritania. Armenia. Vogliamo cominciare da qui?

Precedente Playoff Mondiali, il Marocco di Hakimi pareggia l'andata: 1-1 in Congo Successivo Serie C, l'Entella ribalta la Pistoiese: al Comunale finisce 3-1

Lascia un commento