Inter, si può fare! Inzaghi serve una risposta, ma l’attacco deve sbloccarsi

Simone è uno specialista del dentro o fuori e in Europa non può sbagliare visto il rendimento deludente avuto finora in campionato. Il Benfica non è più quello d’autunno…

Dal nostro inviato Sebastiano Vernazza

11 aprile – LISBONA (PORTOGALLO)

Lo sconforto preventivo è ingiustificato, Benfica-Inter è più giocabile di quel che sembra, per una serie di motivi, non ultimo il colpo di coda che ci si aspetta dalla squadra di Simone Inzaghi. L’Inter viene da un mese orribile. Dal ritorno con il Porto negli ottavi di Champions, poco meno di un mese fa, con annessa qualificazione, non ne ha più imbroccata una. Giusto il pareggio acciuffato agli sgoccioli contro la Juve, in Coppa Italia, può essere iscritto alla voce risultati positivi. Il resto ci parla di una crisi profonda: un punto in tre partite di campionato, il pareggio di Salerno e le sconfitte in casa contro la stessa Juve e la Fiorentina. Una striscia disastrosa, ma stasera si può fare l’impresa perché…

Il Benfica non è più quello d’autunno

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Noi abbiamo negli occhi il Benfica che in autunno, nella fase a gironi, aveva battuto per due volte la Juventus, 2-1 a Torino e 4-3 a Lisbona. Una squadra esuberante, a tratti incontenibile. Un gioco incantevole, rapido e palla a terra. Negli ottavi il Benfica ha eliminato il Bruges con un complessivo 7-1 (5-1 e 2-0) , impressionante dimostrazione di forza, se non fosse che la squadra belga era forse la più debole delle sedici. Non vogliamo sminuire i portoghesi, ma la cessione di Enzo Fernandez al Chelsea sul mercato invernale ha tolto abbastanza al centrocampo e la squalifica di Otamendi per la gara di stasera priva i rossi di un pilastro difensivo. Non ci sarà neppure Bah, il terzino destro, fuori per infortunio a un ginocchio, e l’altro esterno basso, il mancino Grimaldo, ha vissuto una vigilia tormentata. Sarà un Benfica temibile, mosso dalla genialità di Rafa Silva e dal senso del gol di Gonçalo Ramos, però la sconfitta di venerdì a Lisbona contro il Porto ha seminato insicurezza. Proprio il Porto, eliminato dall’Inter in Champions, motivo per cui invochiamo la proprietà transitiva.

Inzaghi specialista del dentro o fuori

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Simone Inzaghi è uno specialista del “mata mata”, le partite a eliminazione diretta. Ne ha giocate 32, finali incluse, tra coppe nazionali e internazionali e il suo bilancio è lusinghiero: per 18 volte ha superato il turno e ha vinto sei finali. Ventiquattro su 32, il 75 per cento, tre volte su quattro. La statistica contiene di tutto, la Coppa Italia e la Supercoppa italiana, e se restringiamo il campo alla Champions, il saldo è negativo. Al debutto nei quarti di Champions, ha giocato per tre volte gli ottavi: è stato eliminato dal Bayern quando era alla Lazio e dal Liverpool nella prima stagione all’Inter; è passato un mese fa contro il Porto. Il ritorno ad Anfield della scorsa annata è stato però indicativo della sua capacità di preparare partite del genere. Zavorrato dallo 0-2 di San Siro, ha vinto per 1-0 a casa Liverpool sfiorando il secondo gol. Inzaghi non ha più bonus da spendersi. Un’imbarcata contro il Benfica aprirebbe scenari apocalittici, ma siamo certi che abbia preparato la partita nei dettagli e che abbia in mente di “usare” la Champions per rispedire ai mittenti le critiche di cui è stato bersaglio. Anche perché una semifinale contro l’altra italiana, Milan o Napoli, non sarebbe scontata, l’Inter ha battuto sia l’uno sia l’altra. La sindrome dell’accerchiamento può essere il propellente. Il “soli contro tutti” è un classico, ha alimentato imprese giudicate impossibili. Inzaghi a Lisbona lo userà come leva.

Dzeko e Lautaro devono sbloccarsi

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L’ultimo gol di Lautaro risale al 5 marzo contro il Lecce in campionato, per trovarne uno di Dzeko bisogna riandare al 18 gennaio, in Supercoppa italiana contro il Milan, in campionato dal 4 gennaio contro il Napoli a San Siro, quando la rimonta scudetto non sembrava un’utopia. Ritardi importanti, anzi giganteschi. Non è normale che due attaccanti di tale livello abbiano disimparato il mestiere. Sono periodi che capitano e che finiscono. Né Lautaro né Dzeko attraversano un momento di grande condizione, ma a volte per sbloccarsi basta niente. L’astinenza dei due è prolungata e fragorosa, al da Luz ci aspettiamo che uno dei due spezzi la spirale negativa.

I giocatori per se stessi, il club… idem

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Quanto vale una semifinale di Champions League? Circa 12-13 milioni di premi Uefa più il mega incasso della partita in casa, il tutto esaurito con circa dieci milioni di ricavi dalla vendita dei biglietti. Sarebbero venti milioni salvifici per i conti e siamo certi che i dirigenti in questi giorni abbiano spedito messaggi ai calciatori. Che per parte loro useranno le due partite contro il Benfica come vetrina. Diversi interisti sono in scadenza di contratto o ne hanno uno limitato nel tempo, altri non sono certi di quel che accadrà di loro. Tutti avranno una gran voglia di fare bene per suscitare interesse e proposte. Sono obiettivi economici convergenti, fermo restando che per il club, a meno di non vincere la Champions, resta prioritaria la qualificazione alla prossima edizione, il vero snodo dell’avvenire.

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