Inter, serve un cambio di rotta: oggi doppio faccia a faccia alla Pinetina

Il giorno dopo l’ottava sconfitta in campionato confronto ad Appiano tra Inzaghi e la dirigenza, poi il tecnico analizzerà la prova con la squadra: scontata la richiesta di una reazione in Champions

A questo punto sta diventando una sgradevole abitudine. Il post ko alla Pinetina è ormai un classico per un’Inter capace di inanellare 8 sconfitte nelle prime 26 giornate di campionato. L’ad Marotta, il ds Ausilio e il suo vice Baccin stamani saranno al centro sportivo di Appiano Gentile, parleranno con Inzaghi per valutare con lui la prestazione del Picco, poi ci sarà il faccia a faccia tra il tecnico e i giocatori, con tanto di analisi degli errori commessi. Un simile “menù” viene servito dopo le vittorie, figuratevi dopo il secondo scivolone di fila in trasferta, peraltro contro una medio-piccola (Bologna e Spezia). Sembra di rivedere un film già visto. Perché questa Inter ha una frequenza sconcertante di ripetere gli errori senza imparare la lezione. Soprattutto lontano da San Siro il rendimento è deludente: 5 affermazioni, 2 pari e 6 ko; 17 punti conquistati sui 39 disponibili. Numeri non da squadra che vuole lottare per la qualificazione alla Champions, l’obiettivo minimo fissato dal club e tuttora raggiungibile grazie ai 33 punti su 39 raccolti al Meazza.

ANALISI

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Chiaro che se a marzo inoltrato una formazione continua a commettere disattenzioni difensive (24 gol incassati in trasferta) o a non concretizzare le occasioni da gol avute (una valanga ieri a La Spezia, esattamente come in occasione dello 0-0 sul campo della Sampdoria), diventa complicato sperare che, per magia, il trend cambi negli ultimi tre mesi scarsi di stagione. Nonostante ciò, però, Inzaghi non ha intenzione di darsi per vinto: chiederà maggiore cattiveria sottoporta, perché segnare un gol a Porto (dopo il successo per 1-0 dell’andata) farebbe probabilmente prendere al doppio confronto degli ottavi di Champions una piega ben precisa, ma soprattutto martedì vorrà vedere un’Inter più attenta e senza la sindrome da trasferta che ormai pare un difetto congenito. È come se questo gruppo si sentisse al sicuro a San Siro, come Linus con la sua coperta. Lontano da casa, invece, senza… coperta, ecco le pecche caratteriali che sfociano in alti e bassi di rendimento, con conseguenti risultati altalenanti. Ecco la principale critica della dirigenza a Inzaghi e allo spogliatoio: chi vuole puntare in alto, ovvero allo scudetto, non può permettersi una stagione sulle montagne russe. Da “pazza” Inter. Quella che la cura di Conte, alla seconda stagione, aveva cancellato. E che invece, nella seconda annata di Simone ad Appiano, è tornata fuori.

NOTTE DA CHAMPIONS

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Marotta, Ausilio e Baccin sanno che questo non è il momento dei processi. Perché martedì l’Inter e Inzaghi si giocano molto. La notte del Dragao segnerà in un modo o nell’altro non solo questo 2022-23, ma (forse) anche il 2023-24. Almeno a livello di scelte per la panchina. Ecco perché il tecnico di Piacenza sogna una notte diversa da quella di La Spezia e uguale a quella vissuta al Camp Nou lo scorso 12 ottobre. Con tre trofei in bacheca e due qualificazioni di fila agli ottavi di Champions ottenute non per caso, continua a pensare positivo. Sia lui sia i suoi giocatori hanno dormito male: la contestazione dei tifosi prima della doccia, il ritorno a Milano e le poche ore di sonno prima della seduta di scarico di stamani non sono state quello che tutti avevano immaginato come antipasto in vista del ritorno degli ottavi della coppa europea più prestigiosa. Se non ci saranno stravolgimenti rispetto a ieri sera, niente ritiro punitivo, ma da Inzaghi stamani partirà la richiesta, l’ennesima, di un’immediata inversione di rotta. Sarà un’altra lunga giornata post ko di questa Inter che non è ancora diventata… grande e che martedì si troverà di fronte all’esame della verità. Superarlo, può darle (forse) l’autostima per affrontare in maniera diversa i prossimi impegni in trasferta. A Porto non ci sono vie di mezzo. Né per l’Inter né per Inzaghi.

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