Inter, quante rimonte: Inzaghi è un mago dei cambi oppure sbaglia l’11 titolare?

Escluse le goleade con Genoa e Bologna, i nerazzurri in campionato hanno sempre cambiato marcia con gli innesti dalla panchina

È ormai appurato che aver mantenuto le 5 sostituzioni malgrado sia finita l’emergenza legata alla pandemia e ai calendari compressi costituisce un vantaggio per le big che dispongono di rose più ampie. Di fatto ormai ci sono due partite in una e questo concetto viene spesso esemplificato dall’Inter di Inzaghi. Il tecnico piacentino non è un rivoluzionario e mai in questo avvio di avventura nerazzurra ha modificato in corsa modulo di gioco o posizioni in campo dei suoi. Il massimo dell'”ardore” è stato l’ingresso di Dimarco non come esterno ma al posto di Bastoni, per aumentare la spinta del ‘braccetto’ di sinistra e avere un piede caldo su cross e calci piazzati con cui armare la contraerea.

Quel dubbio

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Se il ribaltone del Mapei Stadium (quattro facce nuove al 57′ e immediato innesco della rimonta) è stata l’apoteosi del trasformismo, anche in altre situazioni chi si è alzato dalla panchina ha cambiato il corso del match. Con il dubbio se Inzaghi sbagli qualcosa nella formazione iniziale o sia un genio quando effettua le sostituzioni, analizziamo questo aspetto nelle 5 gare combattute del campionato interista.

Correa e Vidal a Verona

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Dopo avere rullato il Genoa all’esordio, Barella e soci sono andati a Verona con lo stesso 11, fatta eccezione per Lautaro (squalificato alla prima) per Sensi. Stavolta c’era anche l’avversario, Ilic ha scartato il regalo di Handanovic ma proprio il Toro a inizio ripresa ha trovato il pari su assist di… Hongla. Per i tre punti però non è servito soltanto il coniglio dal cilindro Correa (doppietta in 14′, dopo l’ingresso al 74′ per Lautaro) ma anche l’ingresso di Vidal, subentrato al 66′ all’ammonito Brozovic e geniale nell’apertura che ha portato al cross vincente Darmian.

Anomalia Marassi

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Il gioco dei cambi ha subito un intoppo in casa della Samp, subito dopo la sosta per le nazionali. Nel weekend in cui Allegri lascia a casa tutti i sudamericani, Inzaghi stupisce insistendo su Lautaro, appena tornato dall’Argentina. L’altra sorpresa è Dimarco per l’infortunato Bastoni. Eppure proprio i due firmano le reti con cui l’Inter va all’intervallo sul 2-1. Augello pareggia a inizio ripresa, Inzaghi cambia prima Brozovic (altro giallo, altra fissa di Simone) e Perisic con Vidal e D’Ambrosio, poi Lautaro con Correa e al 68′ si gioca l’ultimo slot per inserire i più offensivi Dumfries e Sensi per Dimarco e Calha. Jella però vuole che subito dopo Sensi si faccia male, azzoppando anche il tentativo di assalto finale dei compagni.

Uno due a Firenze

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A Firenze Inzaghi ripropone gli 11 più collaudati, con Darmian e Perisic sugli esterni. L’ex Parma dovrebbe garantire più copertura di Dumfries (reduce dal super esordio col Bologna) contro Nico Gonzalez, ma anche lui stecca contro una Viola scatenata per 45′. La svolta al Franchi arriva prima dei cambi, grazie al crollo dei padroni di casa sotto ai colpi dello stesso Darmian e di Dzeko che ribaltano il gol di Sottil nel giro di due minuti. Inzaghi poi gestisce ma proprio i subentrati Vecino e Gagliardini confezionano l’azione con cui Perisic chiude il match.

Fattore Vecino

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Come a Reggio, anche contro l’Atalanta il minuto chiave è il 57. Dopo il lampo di Lautaro, la Dea prima dell’intervallo si è presa campo e vantaggio con Malinovskyi e Toloi. Visto che la musica non cambia a inizio ripresa, Inzaghi fa un triplo carpiato e manda in campo contemporaneamente Dimarco per Bastoni, Dumfries per Darmian e Vecino per Calhanoglu. I nerazzurri si trasformano e Dzeko pareggia dopo la parata di Musso su Dimarco. Il biondo manda sulla traversa il rigore vittoria, ma grazie ai cambi in corsa la scossa è arrivata anche stavolta.

Quel poker sul tavolo

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Anche nell’ultima uscita contro il Sassuolo l’Inter va sotto (Berardi), rischia di restare in dieci (Handanovic-Defrel) e gira a vuoto pure all’inizio del secondo tempo, con Handa che tiene a galla la barca contro Rogerio, Boga e Djuricic. Al fatidico 57′ ai tre cambi decide di aggiungerne un quarto. Con il solito Dimarco per Bastoni, Darmian per Dumfries e Dzeko per Correa c’è anche Vidal per Calhanoglu. Edin impiega 33 secondi per fare 1-1 e poi la decide procurandosi il rigore trasformato da Lautaro. Ma è tutta l’Inter a diventare all’improvviso una belva ferita, chiudendo l’avversario in trenta metri. Dimarco si sovrappone, Dumfries tiene basso Rogerio e Vidal ci mette garra e mestiere mancati al turco.

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