Inter, ora è un bell’Handa…re. Tutti i perché della sua stagione a due facce

In autunno Handanovic prendeva due gol a gara, ora è decisivo con pochi interventi come deve essere il portiere di una grande squadra. Modulo, Bonaiuti e Covid dietro alla svolta

Le parate laser di Handanovic a inizio stagione erano ormai chiacchiere da bar. Lui fermo a fulminare il pallone con lo sguardo sperando che uscisse. Beffardo, quello invece finiva sempre nell’angolino. Ora invece il laser Handa lo usa per ipnotizzare gli avversari in quelle rare occasioni in cui il caveau creato da Conte lascia passare qualche spiffero. Il portiere di una grande squadra del resto ha un compito ingrato, esserci anche una volta sola a partita. E la prodezza di Samir lunedì su Zapata – col punteggio ancora sullo 0-0 – può avere cambiato la storia del campionato. L’Atalanta avrebbe probabilmente vinto restando in corsa, il Milan sarebbe a -3 dall’Inter, la Juve (senza Champions) potenzialmente a -4 e con lo scontro diretto in casa alla penultima curva.

Errori e traiettorie

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Il grande riflesso di Handa non è certo l’ultimo negli ultimi mesi, dopo un avvio di stagione non all’altezza della sua carriera, con un record negativo di almeno due reti subite in 6 gare consecutive al Meazza, Champions compresa. Certo, oltre a due aspetti personali che analizzeremo più avanti, in ottobre l’Inter era ancora un cantiere aperto, faceva esperimenti di calcio champagne, aveva l’equilibrio di un dondolo. Eppure lo sloveno ne parava poche. A volte perché appunto le traiettorie erano imprendibili, altre mettendoci del suo. La galleria passa dal gol di Castrovilli nella prima contro la Fiorentina, al primo di Caprari a Benevento – chirurgico, ma su rinvio sbagliato del portiere -, all’incornata di Milinkovic sul suo palo, alla prodezza al volo di Gervinho, al mancino in buca d’angolo di Miranchuk a Bergamo. A fil di palo come il sinistro di Zaza nel 4-2 in rimonta sul Toro, all’andata. Ma in fondo – al netto della super papera col Verona -sono finiti in porta con traiettorie assurde pure il diagonale impossibile di Sottil a Cagliari, il destro di Pellegrini – per di più deviato da Hakimi – e il colpo di testa-spalla di Mancini, entrambi all’Olimpico. Una data da ricordare, perché da quel 10 gennaio l’Inter ha affrontato, tra gli altri, attacchi super come quelli di Juve, Lazio, Milan e Atalanta subendo appena 2 gol in 9 partite.

Quante prodezze

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E il contributo di Handanovic è stato decisivo. Dopo l’eroica notte col Napoli, a dire di no a Insigne e Politano, Samir aveva salvato i suoi a Firenze – doppia paratona nel giro di pochi secondi su Bonaventura e Biraghi – e contro il Milan nel derby di ritorno. I tre interventi su Ibra due volte e su Tonali a inizio ripresa, quindi sull’1-0, avevano cambiato la storia del derby, prima che la LuLa chiudesse i conti. Ma anche a Parma, ancora sullo 0-0, è servito un gran riflesso per dire di no a Kurtic.

Routine e Bonaiuti

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Anche se prima o poi l’Inter dovrà fare delle valutazioni sul futuro, visto che a luglio compirà 37 anni, Samir si sta confermando uno dei portieri più affidabili non soltanto della Serie A. Anche perché in certe non-parate pesa l’effetto visivo. Handa infatti è un essenziale, non si tuffa per i fotografi. E quando capisce che se un tiro non può comunque arrivare, dà la sensazione di essere colto alla sprovvista, quando invece non spreca un gesto gratuito. E comunque nelle sue difficoltà iniziali – perché degli errori li ha commessi ed è il primo a saperlo – potrebbero avere pesato due fattori. In primis il grave incidente di cui è stato vittima il 24 agosto scorso Adriano Bonaiuti. Il preparatore con cui Samir lavora in simbiosi dai tempi di Udine ha rischiato di morire dopo essere stato investito da un suv mentre andava in bici. Un trauma anche per lo sloveno, che tuttora si allena anche con Paolo Castelli, visto che Bonaiuti è poi tornato ma non può ancora calciare e svolgere certe esercitazioni. Handanovic poi è particolarmente metodico e ha accusato più di altri colleghi lo stravolgimento del calendario causa Covid. Abituato da anni a fare le vacanze con la famiglia a giugno e ad allenarsi per oltre un mese con determinate scansioni e tempistiche in vista della nuova stagione, stavolta ci ha messo più del solito a ripartire dopo le mini ferie di agosto e la “non preparazione” di settembre, quando c’erano già le prime gare ufficiali. Possono sembrare sfumature, ma non lo sono.

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