Inter, Lukaku tuona: “Voglio vincere, Mou la svolta per me”

Romelu Lukaku ha concesso una lunga intervista ai colleghi di Knack in Belgio. Spazio a tanti temi, dal suo percorso di crescita fino all’affermazione in nerazzurro. Queste alcune delle dichiarazioni dell’attaccante dell’Inter nella chiacchierata su Zoom: “Capocannoniere belga di sempre? Il mio vantaggio è che sono diventato un professionista in giovane età. Nonostante i miei primi anni difficili con i Red Devils, ero sicuro al 100% che un giorno sarei diventato il capocannoniere di tutti i tempi, anche perché sono stato circondato dai migliori giocatori per anni. Se sei in campo da undici anni come professionista, ha senso battere qualche record. Cosa penso quando scendo in campo? A vincere! In Italia questo vale per tutto. C’è un’enorme differenza rispetto all’approccio calcistico in Inghilterra, quindi mi concentro su ciò che mi viene chiesto qui. Tatticamente, dove devo camminare e dove devo stare, non posso sbagliarmi. Mai”.

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Big Rom ha dimostrato di poter far male a qualsiasi avversario. Ma quali difese gli piace affrontare di più? Lo ha rivelato proprio in questa intervista: ‘Mi piaceva molto il calcio verticale. Sono stato molto pericoloso quando ho avuto la porta di fronte. Sono veloce, posso eliminare il mio avversario diretto con un dribbling, o deviare a sinistra ma anche a destra. La nazionale mi ha obbligato a modificare il mio stile di gioco. Con lo United siamo diventati rapidamente la squadra con il maggior possesso palla. Roberto Martínez ha fatto di tutto per farmi sentire più a mio agio di spalle alla porta, sia con la nazionale che con l’Everton di allora. A 20 anni avevo ancora molto da imparare, ma presto ho capito che se mi fossi allenato su questo aspetto avrei potuto fare quello che volevo in una partita”.

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All‘Inter ha trovato in Lautaro Martinez il compagno ideale di reparto: “Prima di arrivare qui ho guardato alcune partite dell’Inter e qualche volta ho visto Lautaro solo davanti. Ho subito sentito che avrebbe potuto fare un salto in avanti se ci avessero messo presto insieme. A volte è il suo giorno, altre volte è il mio. Se lo accetti, andrà tutto bene. Sono consapevole della responsabilità che ho, quindi non ho il diritto di abbassare le braccia. Se abbasso le braccia, ha immediatamente un impatto negativo sul gruppo. In campo c’è bisogno di leader come me, come Arturo Vidal, Nicolo Barella o Alexis Sanchez. Solo con un tale atteggiamento puoi trasformare mentalmente una squadra e ribaltare una partita”.

Tra i tanti allenatori avuti in carriera, anche lo Special One: “Mourinho mi ha insegnato a lavorare meglio con il collettivo, sia in termini di pressing che per posizionarmi meglio in campo. Guarda cosa sta facendo con Harry Kane adesso. Io tra i primi cinque adesso? Negli ultimi cinque mesi, sì (pensa). Non voglio classificare quella vetta da uno a cinque, ma al momento ne faccio parte “.

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