Inter, l’effetto-Pioli si vede Ma qualche dubbio resta

21 novembre 2016 – Milano

C’è un momento, dopo il gol di Suso, in cui i tifosi nerazzurri si sono guardati e si sono chiesti se l’effetto Pioli fosse già finito. Se tutto fosse durato solo una quarantina di minuti scarsi. No, probabilmente no, al di là del punto strappato all’ultimo secondo.

assetto e ali — Qualcosa di positivo, qualcosa su cui costruire, si è visto anche in una partita contraddittoria come questo derby, che ha avuto tante vite diverse. Partiamo dall’assetto con cui Icardi e compagni hanno cominciato la gara: 4-2-3-1, con Brozovic e Kondogbia davanti alla difesa, e quei tre dietro al numero 9 più stretti, più intercambiabili, che davano meno punti di riferimento. In fase di copertura diventava un 4-4-1-1 compatto, in fase d’attacco Candreva risultava più pericoloso perché più centrale, Perisic poteva agire quasi da seconda punta, avendo più di una occasione.

uomini — Insomma, un modulo già usato ma con una nuova interpretazione. Anche Medel difensore si era già visto: sarà probabilmente il caso di proporlo ancora. Averlo lì permette di non perdere le sue doti, senza dover far passare dai suoi piedi la manovra. Anche Kondogbia, prima che si perdessero distanze e misure, è sembrato attivo, voglioso, persino pericoloso di testa.
problemi — I problemi, ovviamente, non si sono risolti di colpo: a un certo punto la squadra ha mostrato quella che con De Boer veniva definita “mancanza di equilibrio”: reparti lontani, buchi che si aprivano a centrocampo, errori dei singoli a livello difensivo e una certa sofferenza sugli esterni. In più aggiungeteci il difficile rapporto di Icardi con il derby, e avrete un buon bagaglio di cose sui cui lavorare per Pioli.
testa — Però per due volte l’Inter ha rimontato. In passato lo spogliatoio aveva sottolineato: “prendiamo gol e ci casca il mondo addosso”. Nel derby non è successo: se davvero è cambiata la testa, può essere la cosa più importante.

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