Inter, Inzaghi a rischio: può saltare ora o a giugno

MILANO – Il destino di Inzaghi è appeso ad un filo. Un filo che si chiama qualificazione alla prossima Champions. L’Inter non ne può fare a meno e deve essere raggiunta in un modo dell’altro: quindi arrivando almeno al quarto posto in campionato oppure sollevando il trofeo il prossimo 10 giugno a Istanbul. Questa è la sintesi del confronto tra i vertici della società e il tecnico piacentino, andato in scena sabato sera dentro la pancia di San Siro, al termine della gara con il Monza. Il tecnico ha abbandonato lo stadio dopo la mezzanotte, mentre i dirigenti, compreso Zhang, si sono trattenuti per un’altra mezz’ora. Vero è che la classifica si è dannatamente complicata, ma con 8 giornate ancora da disputare, in casa nerazzurra c’è la convinzione che si possa ancora rimettersi in careggiata. Inoltre, dopo il 2-0 in casa del Benfica nell’andata dei quarti e, quindi, con una potenziale semifinale tutta da giocare contro un’avversaria tra Napoli e Milan, la Champions è un’opportunità da sfruttare al massimo.

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Snodo Benfica

Avanti con Simone, allora, senza drammatizzare ulteriormente la situazione e alzare il livello della tensione. La temperatura dovrà darla proprio il match contro il Benfica di mercoledì sera. Il club si aspetta una prestazione in linea con quella del Da Luz. E, di conseguenza, il passaggio alle semifinali. Cosa accadrebbe, però, in caso di clamorosa qualificazione? Beh, è chiaro che conterebbe il modo. Ma un altro tracollo, evidentemente, verrebbe interpretato come un segnale. E, a quel punto, non si potrebbero escludere decisioni drastiche, vale a dire l’esonero di Inzaghi. Ma si tratterebbe di una sorta di ultima spiaggia, il tentativo di provocare un elettroshock. Ecco perché in viale Liberazione si preferisce non prendere nemmeno in considerazione una simile eventualità.

Destino segnato

Ad ogni modo, a fine stagione, sarà tempo di bilanci e di un’inevitabile resa dei conti. E a quel punto, anche con la certezza di partecipare alla prossima Champions o addirittura con il trofeo in tasca, si potrebbe comunque consumare il divorzio da Inzaghi, che alle spalle ha già l’ombra di De Zerbi. Del resto, in questi ultimi mesi, qualcosa si è incrinato. Sono venute meno sintonia e fiducia potrebbe essere meglio per tutti separarsi. Da una parte c’è il club, che osserva come certi difetti o errori continuino a ripetersi, senza che ci sia un cambio di rotta o che si individuino le soluzioni. Esistono perplessità sulla gestione della rosa, come l’insistenza su certi elementi, nonostante l’evidente stanchezza di molti, e il ridotto coinvolgimento di altri, ma anche sull’amministrazione dei rapporti interni. Anche i giocatori, infatti, hanno le loro colpe (come si può leggere a parte), a allora forse sarebbe stato utile usare il pugno, piuttosto che continuare ad assolverli anche dopo un risultato negativo. Dall’altra parte, pure Inzaghi si lamenta. Avrebbe voluto, infatti, maggiore sostegno e protezione. Invece, si è sentito immediatamente sul banco degli imputati non appena sono cominciate le prime difficoltà. A suo giudizio, i tre trofei aggiunti alla bacheca di viale Liberazione, nonché un percorso europeo che mancava da una dozzina d’anni, avrebbero meritato maggior credito e considerazione. La verità, però, è che oggi, per l’Inter, conta solo una cosa: essere dentro la prossima Champions.


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