Inter, indagine sui conti: nel mirino 90 milioni di plusvalenze. Il club: “Sempre in regola”

Finanza in sede ieri: acquisite le carte sui movimenti dal 2017 al 2019. È stato aperto un fascicolo contro ignoti

Anche a Milano è tempo di indagare sulle plusvalenze, quelle dell’Inter stavolta. La procura ha infatti aperto un’inchiesta che ipotizza il reato di “false comunicazioni sociali” in un fascicolo a carico di ignoti, cioè senza indagati. Contestualmente erano già stati passati ai raggi X anche i conti dei cugini del Milan, su cui non è emerso alcun sospetto di irregolarità in base ai primi accertamenti. Così la lente è stata indirizzata soprattutto su quella novantina di milioni di plusvalenze realizzate dai nerazzurri nei bilanci di due stagioni sportive, la 2017-18 e la 18-19. Ieri, su delega dei pm Giovanna Cavalleri e Giovanni Polizzi e del procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, i finanzieri hanno passato quattro ore in viale della Liberazione, sede del club campione di Italia, e sono andati pure nella Lega calcio, lì dove i club depositano i contratti. Hanno acquisito i documenti su tutti i trasferimenti del periodo in oggetto: bilanci, contratti, movimenti bancari sugli scambi di cui si vuole “verificare la regolarità della contabilizzazione delle relative plusvalenze”, come ha spiegato in una nota il procuratore facente funzione Riccardo Targetti. Se l’indagine avviata dalla Procura di Torino sulle plusvalenze Juve era stata accessa da una prima comunicazione della Consob, stavolta a muovere i magistrati in una inchiesta comunque indipendente da quella torinese è stata un’informativa delle Fiamme Gialle. È stata trasmessa il 9 dicembre sulla base di notizie di stampa, abbondanti nelle ultime settimane: i finanzieri hanno così osservato entrambe le milanesi e poi hanno evidenziato alcune possibili criticità, ancora tutte da verificare, nei bilanci dell’Inter. Nel dettaglio, vogliono capire se “il valore dei diritti pluriennali sui calciatori” sia stato sopravvalutato volutamente per far crescere i ricavi e, di conseguenza, far diminuire le perdite.

L’indagine

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Nel mirino ci sono gli scambi di una decina di giocatori, non tutti di prima fascia, attraverso cui si sarebbe realizzata una presunta operazione di “window dressing”. Ovvero un maquillage dei bilanci per dare una rappresentazione migliore delle condizioni della società pur di rispettare i parametri di fair play finanziario richiesti dalla Uefa per l’iscrizione ai campionati. Così, tra altri meno noti, sono stati prelevati i documenti sul portiere romeno Ionut Radu, sul difensore belga Zinho Vanheusden e sull’attaccante azzurro Andrea Pinamonti, tutti “rimbalzati” in diversi momenti tra Inter e Genoa. Proprio la punta, prima di essere riportata a Milano, aveva garantito nel 2019 la plusvalenza maggiore di tutte quelle sotto osservazione: 19 milioni. L’altro asse caldo, invece, è quello nel 2018 tra Milano e Bergamo: alcuni ragazzi del vivaio interista (Bettella e Carraro valutati 12 milioni totali) diretti verso la Dea, mentre il talentuosissimo Bastoni (31,1) andava a Milano. Al momento, ogni ipotesi è comunque allo stato embrionale e il club nerazzurro con un comunicato immediato si è detto tranquillo: “I bilanci della società sono redatti nel rispetto dei più rigorosi principi contabile. Nessun tesserato è indagato e nessuna contestazione è stata formalizzata in quanto si tratta di indagini preliminari”. Insomma, filtra serenità anche perché si fa notare come le valutazioni dei calciatori siano per definizione sempre “aleatorie”. Infatti, anche al quarto piano del Palazzo di Giustizia si va con i piedi di piombo: già casi analoghi si sono conclusi in passato con un nulla di fatto (nel 2008 l’Inter è stata già prosciolta per casi simili) e non esiste un criterio “scientifico” per stabilire quale sia il prezzo giusto di un calciatore. Si sa, il valore non risente solo da elementi oggettivi come le prestazioni, ma anche da circostanze imponderabili come gli infortuni o, semplicemente, il mancato feeling con un tecnico. Ad esempio, lo stesso Pinamonti, fuori dai radar con Conte, adesso sta risalendo verso la vecchia valutazione in provincia: ad Empoli finora ha segnato gli stessi gol dell’altro attaccante in ascesa, Gianluca Scamacca, sei, ma con una presenza in meno. Un caso di altra natura è, invece, la cessione di Nicolò Zaniolo alla Roma: venduto ai giallorossi per 4 milioni nell’affare Nainggolan, dopo pochi mesi valeva dieci volte tanto.

La strategia

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Per la precisione le due stagioni hanno portato all’Inter plusvalenze totali di 89,8 milioni: 49,7 nel 2017-18 e 40,1 nel 2018-19. Complessivamente, ammontano a circa l’11% del fatturato realizzato dalla società (rispettivamente 346,9 nella prima stagione e 417 nella seconda). Del resto, “plusvalenza” è stata la parola chiave in casa nerazzurra per lungo tempo, quasi una necessità per costruire il futuro: servivano per chiudere i bilanci senza sforare, soprattutto durante il rigido regime di settlement agreement superato solo nel giugno 2019. Nei fatti, la dirigenza nerazzurra era stata chiamata a complesse capriole e, anche attraverso quelle vecchie operazioni, era riuscita a garantirsi dal 2018 la qualificazione in Champions, necessaria per costruire pian piano quest’ultima squadra vincente. Quei movimenti, però, dovranno adesso superare la valutazione del pm Polizzi e dell’aggiunto Romanelli, gli stessi che a Milano hanno appena aperto un fascicolo su una presunta frode fiscale del superprocuratore macedone Fali Ramadani: saranno loro a dovere accertare se siano stati commessi reati ed eventualmente da chi.

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