Inter, il muro scricchiola. Il calcio di Inzaghi sbilancia i reparti

Dietro agli stenti di Skriniar, De Vrij e Bastoni a Reggio non ci sono solo errori individuali. Il tecnico chiede una manovra avvolgente, ma manca ancora equilibrio

Buchi, incomprensioni, scalate in ritardo, coperture preventive che latitano. Nel cantiere di Simone Inzaghi sarà indispensabile ripartire dalle fondamenta del progetto: troppi scricchiolii là dietro, cosa a cui nessuno nell’ambiente nerazzurro era più abituato. Il muro si sta sgretolando, partita dopo partita, mattoncino dopo mattoncino. C’è più di qualcosa che non va e i problemi difensivi dell’Inter non possono essere additati solamente agli interpreti. A Reggio Emilia, di colpo, sono venuti a mancare tutti e tre i centrali: Skriniar ha sofferto la verve di Boga anche perché si è trovato quasi sempre ad affrontarlo nell’uno contro uno. De Vrij ha perso la bussola: spesso fuori posto e fuori tempo, ma anche le scelte palle al piede evidenziano un momento di appannamento. E il retropassaggio con cui ha aperto l’autostrada a Defrel verso la porta poteva avere conseguenze gravissime sulla partita e sul morale della squadra. Bastoni forse è stato il meno peggio contro il Sassuolo, ma anche lui ha faticato a trovare i riferimenti difensivi, con l’aggravante di non essere nemmeno mai riuscito a spingersi in avanti per creare superiorità numerica, come invece ha fatto Dimarco appena lo ha sostituito. Ecco, Dimarco è l’unico cambio affidabile dietro che ha oggi Inzaghi. E alla lunga la stanchezza si sente. Di buono, allora, c’è il risultato: se nella peggiore serata individuali dei pilastri nerazzurri si incassa solo un gol (su rigore), il minimo che si può fare è pensare a non rivivere più una serata così.

L’allarme alla Pinetina è suonato settimane fa e la pausa delle nazionali servirà allo staff tecnico per analizzare i problemi. Dopo il roboante debutto col Genoa (4-0), l’Inter non è più riuscita a mantenere la porta imbattuta in A. Tradotto: da un mese e mezzo Handanovic prende sempre gol e nonostante qualche errore imputabile al capitano, è chiaro che è tutto il sistema “fase difensiva” che va rivisto e corretto. L’episodio del contatto da rigore col Sassuolo è stato solo la punta dell’iceberg di una serata in cui Skriniar ha sbandato a più riprese perché lasciato solo in balia delle cavalcate di Boga. Una situazione che si è vista troppe volte in questo avvio di campionato, con Dumfries non ancora a suo agio quando c’è da lavorare sulla tattica difensiva. Inzaghi ama portare gli esterni ad altezza punte e spingere con i braccetti, con sovrapposizioni anche interne. Il risultato, però, è spesso controproducente, con praterie lasciate libere per gli assalti avversari. La manovra avvolgente piace a tutti, ma poi si fatica di più a recuperare le energie: contro l’Atalanta, ad esempio, la rete di Malinovskyi nasce da una chiusura in ritardo di Skriniar, che veniva da una cavalcata offensiva dispendiosa che lo ha lasciato un po’ in debito di ossigeno.

Mezzali

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Barella a destra riesce sempre a tamponare in qualche modo, ma poi si perde la sua funzione fondamentale in mezzo al campo; dall’altra parte, invece, Calhanoglu fatica tantissimo ad assorbire i compiti di copertura e a garantire equilibrio. Così anche Bastoni è spesso costretto a rischiare un anticipo, che se non va a buon fine poi apre un corridoio pericolosissimo fino ad Handanovic. E tutto questo porta anche De Vrij ad andare in affanno. L’Inter di Conte si difendeva molto bassa e compatta, quella di Inzaghi aggredisce in avanti perché più portata al palleggio offensivo. Ma una volta persa palla si fa tremendamente fatica a rincorrere. E non sempre si riesce a mettere una toppa. Inzaghi cerca l’equilibrio: per lottare per lo scudetto sarà indispensabile trovare il modo di rialzare il muro.

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