Inter, il male è profondo Gambe, Murillo e… testa

24 novembre 2016 – Milano

Icardi e Brozovic osservano le feste del Beer Sheva. Afp

Icardi e Brozovic osservano le feste del Beer Sheva. Afp

Sono profondi i mali dell’Inter: non li cancella un cambio di tecnico, non li cancella un gol nel recupero nel derby, non li cancella nemmeno un primo tempo con due gol di vantaggio e l’impressione, finalmente, di essere una squadra vera e compatta. Il male ritorna, quando meno te lo aspetti: colpisce le gambe, che diventano pesanti, colpisce le idee, che diventano confuse, colpisce la testa, che così non abbozza una vera reazione.
illusioni per 45′ — Stefano Pioli se ne faccia una ragione: il suo compito non sarà facile. Se si era illuso dopo 45 minuti, altri 45 hanno spazzato via tutto. Nel primo tempo lui, ma anche i tifosi nerazzurri, e persino i neutrali avevano visto una squadra compatta, con soluzioni offensive più varie rispetto ai tempi di De Boer e una difesa in pieno controllo. Il centrocampo girava intorno a un Brozovic mobilissimo, un Felipe Melo nei ranghi (è già un successo), un Banega che cercava, trovandoli, spazi nuovi. Gli esterni Candreva ed Eder facevano vedere la principale novità dell’Inter piolesca: Ali più strette, più al centro della “battaglia”, più connesse con Icardi.

meriti del beer? — Cosa sia successo negli spogliatoi non è dato sapere. Con ogni probabilità, nulla. Il Beer Sheva è tornato in campo più quadrato (grazie a un cambio al 35′ p.t.) e più convinto (grazie a un pubblico “spiritato”), ma questo non basta a spiegare. Gli israeliani, in questo girone, avevano segnato solo all’Inter all’andata. Poi basta, fino ai 3 di oggi. Insomma, non sono il Barça che ti travolge. L’Inter è scomparsa.
crollo fisico — La prima causa, quella più visibile e leggibile, è fisica: come contro il Milan, più che contro il Milan, i nerazzurri a un certo punto hanno finito le energie. Correvano meno, male, a vuoto: nonostante i cambi in molti alla fine si trascinavano. Brozovic, per dirne uno, ha mostrato giocate da chi è in balia dell’acido lattico. Gli esterni non ripartivano, in difesa si era sempre alle rincorse affannate.
crollo murillo — La difesa, poi, merita un discorso a parte: Murillo, in particolare, era parso spaesato già quando gli altri giravano a mille. Il rigore del 2-2 nasce da una sua uscita per lo meno “perfettibile”. Non è un caso che Pioli avesse scelto Medel come partner di Miranda. Il colombiano vive una crisi di identità totale.
crollo di nervi — Poi c’è la testa. Ancora una volta, quando le cose iniziano a andar male, i singoli e la squadra affondano. “Ci casca il mondo addosso al primo gol”, disse il capitano Icardi. Lo stesso che è passato in un tempo dal gol al primo tocco, alla traversa a inizio ripresa, a tiri sballati non da bomber. Pioli dovrà lavorare anche di psicologia, e non sarà la cosa più facile. L’Europa è andata ( e con lei qualche milioncino fra premi, diritti tv, incassi). Bisogna riconquistarla in campionato.

Precedente Sousa: "Bernardeschi? Non sono un ipocrita" Successivo Pioli: "Noi presuntuosi" Icardi: "Star zitti e lavorare"