Inter fra k.o. e nuovo coach ma un uomo solo non basta

La storia dell’ultimo periodo dell’Inter è tutta nell’azione che porta al secondo gol del Southampton. Difesa nerazzurra schierata, cross degli inglesi dalla fascia sinistra, apparentemente facile da rinviare, invece prima D’Ambrosio e poi Miranda lisciano il pallone, e Nagatomo combina il patatrac intervenendo con il ginocchio per il più classico degli autogol. Roba da non crederci, ma quando c’è di mezzo l’Inter bisogna essere preparati a tutto, anche a considerare razionale e logico ciò che per altri è assurdo. D’altronde, la verità è scritta nelle parole che accompagnano la musica dell’inno: “Pazza Inter, amala…”. Di normale, questa squadra non ha nulla. Nel bene, perché non bisogna dimenticare che ci sono stati anche tanti momenti di gloria, e soprattutto nel male. Ciò che impressiona è come i nerazzurri sappiano essere spietati e brutali contro loro stessi, in un incomprensibile crescendo di masochismo che è l’avversario più pericoloso da affrontare.
la partita — La partita si era messa bene, il solito gol di Icardi l’aveva spianata e i riflessi di Handanovic l’avevano congelata. Si annunciava una serata se non tranquilla, perlomeno di media sofferenza. E ci poteva stare considerando che la trasferta di Southampton era delicatissima sia per la qualità degli avversari sia per la surreale situazione che i nerazzurri stavano vivendo (allenatore appena esonerato, il tecnico della Primavera in panchina e alle viste un imbarazzante casting che i dirigenti avevano organizzato per i giorni successivi. L’1-1 degli inglesi ha mandato in tilt tutta l’Inter, sono saltati i già fragili equilibri che la reggevano e da quel momento è stata un’agonia, una discesa all’inferno senza fermate intermedie.

qualificazione — Parlare di possibilità di qualificazione è un esercizio di ottimismo che, sinceramente, adesso appare fuori luogo. La priorità, in mezzo a questa tempesta, è trovare un filo logico e aggrapparsi ad esso sperando di uscire dall’incubo. Ma non si ripongano troppe speranze nel nuovo allenatore che verrà, sia Pioli o Hiddink, Marcelino, Guidolin o Vitor Pereira. Non è un solo uomo che può risolvere i guai di questa squadra, neanche fosse Sigmund Freud e avesse la pazienza di psicanalizzare tutti i giocatori. E’ l’ambiente intero, e con ambiente s’intendono i dirigenti, l’allenatore, i giocatori e pure i tifosi, a doversi mettere di fronte allo specchio e, con onestà, confessare le proprie responsabilità. Il brutto inizio di stagione non era soltanto colpa di De Boer, per quanto l’olandese abbia commesso parecchi errori a cominciare dal voler imporre una filosofia di gioco poco gradita ai calciatori, ma era figlio di incomprensioni che viaggiano sulla tratta Italia-Cina-Indonesia. Al di là di moduli, schemi e progetti tattici, serve chiarezza nelle stanze del potere, e serve soprattutto che lassù capiscano che l’Inter è un valore da proteggere e non uno strumento per fare soldi.
Alla delusione dei nerazzurri rispondono, per fortuna del calcio italiano, la Roma e la Fiorentina che con due vittorie blindano il passaggio del turno. La doppietta di Dzeko è una conferma: i giallorossi hanno trovato il centravanti che per tanto tempo hanno invocato. Il Sassuolo, purtroppo, butta via un successo che sembrava aver già messo in tasca, ma non compromette il percorso europeo. Portare tre squadre oltre il girone di Europa League sarebbe un segnale importante: non proprio uno squillo di tromba, ma qualcosa che gli assomiglia.

 Andrea Schianchi 

Precedente Brescia-Cesena/ Info streaming video e diretta tv, probabili formazioni, quote, risultato live (Serie B, oggi 4 novembre 2016) Successivo L'Unione Sarda sul Cagliari: "Nuovo stadio, frenata in Comune"