Inter, Eriksen ad Appiano riabbraccia i compagni

Il danese ha conosciuto Inzaghi e salutato dirigenti e staff: “È in ottime condizioni psico-fisiche”. I test già svolti a Copenhagen

Christian Eriksen ha finalmente riabbracciato i suoi compagni che non vedeva dalla festa scudetto del 23 maggio scorso. Il centrocampista danese, a Milano da ieri, in mattinata ha raggiunto Appiano Gentile per salutare dirigenti, nuovo allenatore, compagni e tutto lo staff presente. Un comunicato dell’Inter descrive Christian in “ottime condizioni psico-fisiche”. Gli esami per capire l’evoluzione della situazione dopo il problema cardiaco accusato il 12 giugno scorso durante Finlandia-Danimarca, che l’ha poi costretto a un’operazione con cui gli è stato impiantato un defibrillatore, sono già stati svolti in Copenhagen: “Eriksen seguirà il programma di recupero proposto dai medici danesi a Copenhagen, i quali coordineranno tutto il follow-up clinico, tenendo sempre informato lo staff medico di FC Internazionale Milano”, conclude il comunicato nerazzurro.

Parla l’arbitro

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Della vicenda Eriksen intanto è tornato a parlare anche Anthony Taylor, arbitro di quel maledetto match di Euro 2020: “Ero a dieci metri di distanza, non c’era nessuno vicino a lui. Ho potuto vedere chiaramente che c’era qualcosa che seriamente non andava. Ho visto qualcuno subire un arresto cardiaco improvviso prima, quando arbitravo Burnley-Newcastle. Uno dei miei colleghi, Eddie Wolstenholme, ha avuto un arresto cardiaco nello spogliatoio. Ricordo benissimo poco prima che riportassimo le squadre all’interno che un addetto alla sicurezza è venuto da me chiedendo il permesso di far entrare sua moglie in campo. Io ovviamente ho detto che andava bene. Per quanto riguarda la decisione sulla ripresa della gara è stata ovviamente discussa ed è stata presa una decisione in pieno accordo con entrambi i gruppi di giocatori e le federazioni”.

Continua: ” I giocatori avevano parlato con Christian su FaceTime e gli aveva effettivamente detto loro di finire la partita. È stata sicuramente la situazione più impegnativa della mia carriera, ma serve a sottolineare l’importanza di gestire le persone e le emozioni. La gente pensa che gli arbitri non abbiano cuore e siano lì solo per rovinare i pomeriggi, ma la linea di fondo qui è capire come le persone si sentono e reagiscono. La mia preoccupazione era per i giocatori e le squadre. I veri eroi sono i medici che hanno fatto le compressioni e Simon Kjaer che l’ha iniziata. Il mio ruolo lì è leggermente cambiato, tu diventi centrale nella gestione delle crisi. L’unica cosa che ho fatto è stata chiamare i dottori”.

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